(di Valentina Roncati)
"Fanno di tutto per mettere sotto
pressione il più possibile le donne ma noi resisteremo!" Hasti
Diyè, giovane donna iraniana, insegnante e ballerina, scappata
ad Istanbul dopo essere stata più volte catturata e poi
rilasciata dalla cosiddetta 'polizia morale' del suo Paese dove
ha fatto rientro in queste settimane in occasione
dell'anniversario dell'uccisione di Mahsa Amini,
commenta così con l'ANSA la notizia che il Parlamento iraniano
ha approvato un disegno di legge che rafforza le sanzioni contro
le donne che non indossano il velo nei luoghi pubblici.
In passato, prima della rivoluzione che è scoppiata dopo la
morte di Mahsa Amini, la ventiduenne uccisa un anno fa e
ricordata nei cortei che si sono svolti sabato scorso anche in
varie città italiane, ricorda Hasti, "quando ero in Iran, come
forma di lotta civile, mostravo pubblicamente la mia opposizione
alle restrizioni e alle limitazioni disumane imposte dal regime
islamico non mettendo il velo, ballando e baciando il mio
partner in pubblico, anche davanti alla polizia". Questi atti le
sono costati arresti, interrogatori, botte e la conseguente fuga
ad Istanbul appena è riuscita a lasciare l'Iran.
"Ma questa volta che sono tornata in Iran per l'anniversario
di Mahsa Amini, sento una bellissima differenza rispetto al
passato e per questo spesso piango per la gioia. Vedo un immenso
cambiamento mentale e di comportamento nella società, nelle
famiglie e negli amici, una sorta di liberazione intellettuale,
di coraggio che si diffonde, un sorriso di soddisfazione nel
vedere l'altro liberato internamente e cercare di realizzarlo
anche nella vita di tutti i giorni, per renderci liberi dalle
catene imposte dal governo islamico", prosegue la giovane.
"Durante quest'anno - racconta ancora Hasti Diyè - è nato il
concetto del 'nuovo iraniano', che può essere un grande esempio
per i popoli oppressi del Medio Oriente e di tutti i Paesi del
mondo. Un nuovo iraniano che si è liberato dalle rigide
tradizioni religiose, con una mentalità globale, il desiderio di
progredire. Questa rinascita intellettuale si è verificata in
tutti gli strati della società e nelle famiglie, comprese quelle
religiose. La Repubblica Islamica ha iniziato un gioco perdente,
dopo tutta questa violenza e crudeltà, i veri credenti in Allah
si sono ritirati dal governo. La paura del "referendum" dimostra
che il governo sa che non è neppure minimamente accettabile.
Dopo questa rinascita intellettuale, l'unico potere del sistema
sono le armi e la violenza, le esecuzioni, l'incarcerazione, le
minacce e forse l'acquisto di settori della società a costi
enormi. La mente e il cuore delle persone sono cambiati in modo
significativo. Il bellissimo Iran attuale mostra pazientemente e
in modo non violento al mondo che vuole vivere nella libertà e
nella Repubblica islamica, e il resto dei governi non avrà altra
scelta che arrendersi alla voglia di vivere e alla libertà del
"nuovo Iran".
Secondo Hasti, il dovere degli occidentali, le cui parole
d'ordine sono "diritti umani e libertà", deve essere sostenere
le persone che influenzano in modo decisivo la maggioranza, come
accademici ed élite, oppositori politici dentro e fuori dal
carcere, famiglie in lutto, chi presenta petizioni, artisti, e
supportarli sia finanziariamente che 'spiritualmente' per
portare la voce dell'Iran nel mondo. "Da loro, gli iraniani
dovrebbero essere certi che l'integrità del territorio non sarà
toccata. Purtroppo - prosegue la giovane attivista - vediamo che
l'esperienza dell'intervento americano nei Paesi vicini non ha
avuto successo.
La disintegrazione di molti di questi Paesi e l'ascesa di
governi terroristici possono rafforzare l'idea che l'esistenza
di un governo dittatoriale sia migliore della disintegrazione
dell'Iran e della sua caduta nelle mani di gruppi terroristici,
e l'attuale Repubblica islamica lo usa per persuadere il popolo
in tal senso". "Purtroppo vediamo che il presidente di questo
regime corrotto e sanguinario, Ebrahim Raisi - conclude Hasti -
è andato a New York all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite
e molti membri del regime partecipano a incontri internazionali.
E alla fine, siamo noi, il popolo iraniano, che andiamo avanti
più determinati che mai per riottenere la nostra vita, la
consapevolezza e la libertà".
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