Un altro nulla di fatto -
l'ennesimo - dal tavolo tenutosi ieri a Roma al Ministero del
Lavoro sulla vertenza dello stabilimento Jabil di Marcianise
(Caserta), alla presenza dei vertici aziendali, dei sindacati,
dei dirigenti del Dicastero ospitante e del Mimit (Ministero
delle Imprese e del Made in Italy), dei rappresentanti della
Regione Campania e Invitalia, società del Mef.
La multinazionale Usa dell'elettronica ha da tempo annunciato
che entro marzo 2025 cesserà l'attività a Marcianise e lascerà
l'Italia; una scelta che mette in pericolo il posto di lavoro
dei 420 dipendenti del sito di Marcianise. Ma tra le parti, dopo
mesi di incontri a Roma, manifestazioni dei lavoratori tra
Caserta, Napoli e la capitale, si registra una frattura che al
momento pare insanabile, relativo alla soluzione individuata da
Jabil per scongiurare i licenziamenti, ovvero la riassunzione
dei 420 dipendenti in una nuova società, la Tme Assembly
Engineering Srl, realizzata da Invitalia insieme ad un'azienda
casertana, la Tme di Portico di Caserta, che dovrebbe garantire
una concreta attività produttiva.
"Ma di questa concreta attività produttiva per ora non c'è
traccia, siamo ancora al livello di previsioni su quello che
potrà accadere di qui a qualche anno", dice Francesco Percuoco,
segretario della Fiom-Cgil di Caserta, ieri presente al tavolo
insieme ai segretari delle altre sigle dei metalmeccanici,
mentre tanti lavoratori Jabil giunti da Marcianise a Roma con il
bus messo a disposizione dalle organizzazioni sindacali erano in
presidio fuori agli uffici del Ministero del Lavoro.
Da ciò che trapela circa il piano industriale della Tme
Assembly Engineering Srl, sembra che la piena occupazione dei
420 lavoratori Jabil, nel caso decidessero di passare nella
nuova azienda, si avrebbe entro tre anni, dunque entro il 2028
nelle migliori delle ipotesi e sempre al verificarsi di
determinate condizioni; dunque per gli addetti ci sarebbe altra
cassa integrazione anche nella nuova realtà, come già avviene da
anni con Jabil. "I lavoratori hanno bisogno di certezze -
aggiunge Percuoco - non più di previsioni su possibili scenari,
e la politica deve fare la sua parte, perché fino ad ora abbiamo
incontrato sempre dirigenti, quindi tecnici che ovviamente non
hanno alcun potere decisionale, che ci dicono che nel quadro
delle normativa europea non è possibile intervenire per il
principio della concorrenza, per cui la vertenza Jabil
sembrerebbe già segnata. Noi comunque non ci rassegnamo,
continueremo a manifestare insieme ai lavoratori e a farci
sentire in tutti i modi possibili ".
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