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Papa scomunica mafiosi, 'ndrangheta adora soldi e male

Papa scomunica mafiosi, 'ndrangheta adora soldi e male

A familiari Cocò:"mai più atrocità su bimbi".Giornata con ultimi

21 giugno 2014, 19:23

Redazione ANSA

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Papa Francesco a Cassano - RIPRODUZIONE RISERVATA

Papa Francesco a Cassano - RIPRODUZIONE RISERVATA
Papa Francesco a Cassano - RIPRODUZIONE RISERVATA

(dell'inviata Giovanna Chirri)
   CASSANO ALLO JONIO (COSENZA) - Scomunica per i mafiosi, e richiesta di combattere la 'ndrangheta perché adora i soldi e disprezza il bene. Sostegno alla Chiesa che mostra solidarietà concreta ai fratelli e educa le coscienze. Sostegno alle autorità civili se operano per il bene comune. Sostegno ai giovani che non si abbattono per la disoccupazione e si oppongono al male, alle ingiustizie, alla violenza.    Papa Francesco, celebrando la messa davanti a oltre duecentomila persone nella Piana di Sibari, ha concluso il suo viaggio a Cassano - diocesi piccola alla periferia geografica e sociale d'Italia - con un forte incoraggiamento a quanti operano per il bene comune, aiutano i deboli, non si lasciano abbattere dai tanti mali. E la condanna della criminalità organizzata - fortissima - è risultata ancora più significativa dopo una giornata di gesti di vicinanza alle fragilità e alle ricchezze di questo lembo di Italia proteso verso lo splendido Jonio ma frenato e trattenuto dai tanti mali, fragilità, problemi. Uno dei più bassi redditi italiani, la disoccupazione che mette in difficoltà giovani e famiglie, la crisi che morde per tutti.
   La messa, che è stata un festa, ha concluso la lunga giornata del papa latinoamericano a Castrovillari, Cassano e Sibari, una giornata dalla parte degli ultimi, i carcerati, i malati, gli anziani, gli ex tossicodipendenti, e dalla parte delle persone oneste, delle forze vive della Calabria che a volte fanno fatica a farsi valere. Dalla parte, ma anche nella pelle, anche nella stessa fragilità: "Pregate per me, anche io sbaglio", ha chiesto ai detenuti di Castrovillari.
   "Mai più bimbi vittime di tali atrocità, mai più vittime della 'ndrangheta". Sono le parole che al mattino il Pontefice ha rivolto, con dolcezza, incontrando nel carcere di Castrovillari il papà e le nonne di Cocò Campolongo, il bimbo di tre anni nato in prigione  e bruciato vivo nei mesi scorsi a Cassano. "Dio mai condanna, sempre perdona, ma mai perdona soltanto, sempre perdona e accompagna, tutti", ha ancora incoraggiato. Dopo la Casa Circondariale, il Pontefice si è trasferito in elicottero a Cassano e ha visitato l'Hospice San Giuseppe Moscati, la prima struttura di questo genere sorta in Calabria, unico centro residenziale di cure palliative nella sanità pubblica cosentina. C'erano malati anche all'esterno dell'edificio, mentre per la visita ai padiglioni interni, il Papa è stato accompagnato da pochissime persone, tra cui il vescovo di Cassano mons. Nunzio Galantino e il direttore dell'Hospice Francesco Nigro Imperiale. Alla fine della visita ai malati, papa Bergoglio, in macchina, ha raggiunto la cattedrale di Cassano per l'incontro con i sacerdoti. Ai sacerdoti il Papa ha chiesto di essere "canali" dell'amore di Dio, non diventare "schermi", o "impiegati", magari mettendo "se stessi al centro". Infine una esortazione a considerare la vicinanza alla famiglia - la "famiglia come istituzione e le famiglie concrete che soffrono soprattutto per la crisi", il principale compito di preti in questo particolare momento storico, "difficile" per la famiglia.  Il pranzo, nel seminario, è stato con alcuni ospiti sia della Caritas che della comunità Saman, fondata da Mauro Rostagno per il recupero dei tossicodipendenti. I due ospiti di Saman alla tavola di papa Francesco hanno raccontato che il Pontefice mesceva acqua e vino per i commensali, ed era di ottimo umore: "non bevo vino, sennò mi metto a cantare". Prima della messa, ancora due soste nel percorso papale: davanti alla comunità Saman e davanti al luogo, a Lattughelle, dove il 3 marzo scorso è stato assassinato padre Lazzaro Longobardi.
   La Piana di Sibari, alla fine affollata da più di duecentocinquantamila persone, ha tributato al Papa una festa e un abbraccio. Canti, applausi - uno prolungato quando ha pubblicamente scomunicato i mafiosi - sventolio di cappellini e bandiere. "Noi preghiamo, e un selfie vogliamo", chiedeva un manifesto. "Vi ringrazio tanto per la calda accoglienza". Ha detto il Papa dall'altare.
(giovanna.chirri@ansa.it)

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