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ANSAcom - In collaborazione con Gilead
Il 40% delle persone che vive con l’HIV apprende dell’infezione casualmente e ben due su dieci rimandano la comunicazione, principalmente per la paura del giudizio e dell’emarginazione. Lo rileva l’indagine realizzata da Elma Research su 500 pazienti, da cui si evidenzia come l’infezione, nonostante i progressi terapeutici, ha ancora un impatto determinate su diversi aspetti della qualità della vita. L’indagine è stata illustrata nel corso della presentazione della campagna ‘Hiv. Ne parliamo?’ promossa da Gilead Sciences con il patrocinio di 16 associazioni di pazienti, della Società italiana di malattie infettive e tropicali e dell’Italian conference on Aids and antiviral research (Icar). Lo stigma pensa ancora “tantissimo- ha spiegato - ha spiegato Andrea Gori, Dipartimento Malattie Infettive ospedale Luigi Sacco e presidente di Anlaids Lombardia -, questo è un problema che nel tempo si mantiene e non riusciamo ad abbattere come vorremmo.
Una persona che vive con Hiv e assume la terapia anti retrovirale non è una persona contagiosa, può vivere nella società, può avere una vita assolutamente normale, affettivamente normale, sessualmente normale. Questo è un messaggio da dare”. Il 40% di chi ha contratto l’Hiv lo apprende in modo casuale, tramite accertamenti per altra patologia o ricovero ospedaliero e non per essere andato a fare il test volontariamente. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Coa, invece, in quasi il 60% dei casi l’infezione viene scoperta in fase avanzata, cosa che può compromettere l’efficacia delle terapie che - se assunte precocemente - consentono una buona qualità di vita. Dopo la scoperta, secondo l’indagine, la quasi totalità delle persone comunica la propria condizione a qualcuno, partner, famiglia o medico di base, ma non agli amici che sono esclusi per 2/3 del campione. Due intervistati su dieci invece rimandano la comunicazione soprattutto per la paura del giudizio e dell’emarginazione. Sul fronte della aderenza alla terapia, oltre un terzo delle persone che vivono con Hiv non sempre la assume correttamente. In particolare chiedono facilità di approvvigionamento, contenimento degli effetti collaterali e facilità di assunzione. Ma essere aderenti alla terapia significa abbassare la carica virale rendendo non trasmissibile il virus e impedendone il passaggio ad altre persone, seguendo l’equazione U=U (Undetectable=Untransmittable).
ANSAcom - In collaborazione con Gilead
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