Un amarcord ecosostenibile, una memoria ambientalista che ripesca dalle spiagge pezzi di vita consunti ma resistenti, rifiuti di plastica sì ma con un'anima.
Archeoplastica è un eco museo virtuale, una carrellata di oggetti sopravvissuti a decenni e ai flutti del mare, consumati ma quasi integri, a testimonianza di storie passate e di una minaccia presente all'ambiente.
"L'idea mi è venuta quando ho trovato per la prima volta un rifiuto di fine anni '60. Si trattava di una spuma spray abbronzante, con il retro ancora leggibile, che riportava il costo in lire. Un rifiuto di oltre cinquant'anni fa", spiega Enzo Sumo l'ideatore del progetto. Insomma la plastica testimone di storie da raccontare ma anche monito per pretendere un mondo più sostenibile e i mari puliti. "Il progetto è stato ufficializzato nell'inverno del 2021, dopo aver messo da parte circa 200 reperti", spiega sempre Enzo Suma precisando che ora "il numero è impossibile da contare".
Sui social la community di eco archeologi cresce di giorno in giorno, soprattutto d'estate quando dalle spiagge arrivano tantissime segnalazioni che si tramutano in una nuova coscienza ambientalista, che poi è il vero intento del museo: chi avvisa dei recuperi libera la spiaggia dai rifiuti coniugando memoria e ecologia. Consapevolezza in chiave quasi poetica perchè un giocattolo, un flacone, un contenitore, un oggetto risvegliano ricordi e coscienza. Una delle ultime segnalazione arriva dal Salento e racconta una storia recente: "trasportata dalle correnti per un migliaio di chilometri è approdata sulla costa adriatica salentina un'insegna in legno di un'azienda vitivinicola del ravennate, conseguenza dell'alluvione di un paio di mesi fa".
Ma scorrendo l'allestimento virtuale è un tuffo negli anni 60-70-80, dal boom economico in poi in cui si scopre la seduzione del packaging colorato -ma insidioso- della plastica: tanti flaconi di saponi di marchi quasi dimenticati come Spic e Span o Emulsio, molti deodoranti, sciampi, creme che imperversavano nei siparietti di Carosello come Coppertone, Rexona, Campus dal profumo alle "mele verdi" e Fa "al lime dei Caraibi". Lo stesso per i prodotti alimentari che popolavano le dispense dell'Italia del benessere come il caffè Suerte, l'olio Olita e i tanti gelati confezionati proprio in coppette di plastica, come quelli Sammontana. Tra i ritrovamenti poi giocattoli di ogni tipo, pupazzi, macchine, formine, rastrelli e mattoncini Lego, pettini, persino un phon. E anche icone in plastica di spot in bianco e nero come una figurina della mucca Carolina.
I recuperi più assidui sono i puntali degli ombrelloni e i palloni di calcio, insomma un classico delle giornate in spiaggia. Sugli arenili poi anche veri propri gialli di ritrovamenti seriali che poi tocca alla community risolvere: il mistero degli orsetti in plastica di varie dimensioni che in realtà erano flaconi di un ammorbidente prodotto in Albania o dei mini televisori, ovvero un gadget per bimbi distribuito in Germania. Un mare di plastica indistruttibile e inarrestabile che attraversa mari, paesi e generazioni. Raccoglierla è un atto di militanza sociale e un tributo ad un'Italia sparita.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA