Per tentare di raggiungere il "net
zero", cioè emissioni di carbonio pari allo zero netto, entro il
2050 si stima necessario triplicare a livello mondiale gli
investimenti infrastrutturali annuali in energia pulita che
invece sono ancora di gran lunga inferiori rispetto a quanto
necessario per raggiungere gli obiettivi di transizione
energetica. Oggi solo il 25% circa del capitale totale viene
dedicato allo sviluppo di nuove aree a basso impatto mentre
sebbene i consumatori si dicano generalmente preoccupati per il
cambiamento climatico, solo 3 europei su 10 accetterebbero un
incremento della propria bolletta del 2%. E' quanto emerge dal
terzo Report annuale di Bain & Company sul mondo dell'energia
secondo cui per il settore 'Energy and Natural Resources' non
sembra al momento una priorità investire capitale in nuovi
progetti a basse emissioni di carbonio, con una percentuale
crescente di liquidità che viene restituita agli azionisti
anziché essere reinvestita.
Per il 2023, le attese sono in linea con i trend già rilevati
nel 2022. Gli oltre 600 executives di 125 aziende del settore
Energy & Natural Resources di 46 differenti Paesi del mondo,
hanno confermato che prevedono di destinare solo il 25% circa
del capitale totale alla crescita di nuove aree a basso impatto.
Più in dettaglio, spiega una nota di Bain & Copmpany "nel
settore Oil & Gas, nel 2022, solo il 43% del capitale è stato
reinvestito per crescita e innovazione, in calo rispetto al 58%
del 2018. Il settore 'Mining' ha reinvestito il 44% nel 2022, in
calo rispetto al 56%. Nel segmento Utility, la quota di capitale
reinvestita per la crescita è costante e le spese in conto
capitale sono in aumento, ma non sufficienti per ammodernare e
sviluppare adeguatamente le reti raggiungendo i livelli di
energia rinnovabile e di elettrificazione necessari".
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