Il decreto Aree Idonee per le
rinnovabili, approvato stamani dalla Conferenza Unificata
Stato-Regioni-Comuni, "è largamente inadeguato a raggiungere gli
obiettivi che si pone (80 Gw di nuove rinnovabili)" e "risulta
essere un ostacolo" per "definire canali preferenziali e spediti
per i processi autorizzativi richiesti dall'Europa". Lo scrive
in una nota l'Anev, l'associazione delle imprese dell'eolico.
Il Decreto, prosegue Anev, "già di per sé critico ai fini del
raggiungimento degli obiettivi settoriali, definisce 'non
idonee' le superfici e le aree ricomprese nel perimetro dei beni
sottoposti a tutela. Questa ulteriore condizione renderà ancora
più difficile, se non impossibile, raggiungere i target
richiamati nelle premesse del provvedimento, e di fatto annulla
gli esiti di un obiettivo europeo di individuare delle aree dove
il processo autorizzatorio possa essere veloce".
"Resta la possibilità per le Regioni di estendere la fascia
di tutela dal perimetro dei beni fino a un massimo di ulteriori
7 km (!!) - scrive ancora l'Anev -. Questo semplicemente rende
pressoché vano lo stesso provvedimento".
"L'auspicio, seppur quasi impossibile nei fatti, è che i
Ministeri competenti (Mase, Mic e Masaf) possano correggere il
testo prima di emanarlo, aggiustando qualche stortura - conclude
Anev -. Ad esempio, chiarire come le Regioni dovranno gestire il
transitorio, anche se può essere vista come garanzia il fatto
che venga ribadito che l'obiettivo indicato deve essere
raggiunto, che annualmente verranno verificate le traiettorie
delle singole Regioni e che, in caso di mancato allineamento dei
risultati alle previsioni, si procederà con potere sostitutivo".
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