Con la sua impresa sul Monte Bianco, annunciata via social nelle scorse settimane, stava raccogliendo fondi per un'associazione, Ageop, che aiuta i bambini malati di tumore. Michele Raule, di 50 anni, di San Lazzaro (Bologna) è la vittima dell'incidente avvenuto ieri vicino al rifugio Gonella, dove di lì a poco avrebbe potuto trovare riparo. Insieme ad altre tre persone, tra le quali il fratello, stava rientrando dalla via normale italiana alla vetta, quando è scivolato su un nevaio, cadendo per circa 100 metri in un canalone e finendo in un crepaccio nel ghiacciaio del Miage. Nello stesso punto era morto un alpinista tedesco di 54 anni il 26 giugno scorso.
Ingegnere meccanico, Raule lascia la moglie e tre figli. "Il 12 luglio (meteo permettendo) tenterò - aveva scritto il 23 giugno scorso in un post - un'impresa per me 'estrema': dal mare alla vetta del Monte Bianco senza dormire, con il solo uso delle gambe. Partirò alle 5 di mattina da Genova con la bici, che lascerò in fondo alla Val Veny, per proseguire a piedi fino alla vetta. Mi sono allenato parecchio (75.000 metri di dislivello positivo da inizio anno), ma non è sicuro che ce la farò. La mia motivazione, già non piccola, sarà rafforzata da una buona causa in cui credo molto: raccogliere fondi per Ageop, associazione di Bologna che aiuta i bambini malati di tumore".
Il suo progetto nato nel 2022, 'Quattro vette per cinque Stati', avrebbe dovuto concludersi nel 2025 con la salita delle cime più alte d'Italia e dei quattro paesi confinanti, Francia, Svizzera, Slovenia, Austria, percorrendo con la bicicletta i chilometri dal litorale marino più vicino all'attacco della via di salita.
Il corpo è stato recuperato stamane dal Soccorso alpino valdostano e dal Soccorso alpino della guardia di finanza di Entrèves, che si occupa delle operazioni di polizia giudiziaria.
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