"Il Presidente Lavevaz, comunicando le dimissioni al Comitè e addossando tutte le responsabilità al gruppo consiliare, ha fatto un atto molto scorretto non solo nei confronti di eletti che hanno sempre lavorato per assicurare una buona amministrazione della regione difendendo in ogni circostanza il Presidente, il governo e la maggioranza, ma anche dell'intero movimento e della comunità valdostana tutta, che meritano sempre il massimo sacrificio e la massima considerazione da chi si propone a rappresentarli nella più alta carica regionale". Lo scrivono, in una lettera presentata al Comité fédéral dell'Union valdotaine, i consiglieri Aurelio Marguerettaz, Giulio Grosjacques, Roberto Rosaire e Renzo Testolin, in merito alle dimissioni del presidente della Regione, Erik Lavevaz.
"Quello di Lavevaz sembrerebbe, più che un gesto di alto concetto morale e politico, un modo molto sbrigativo per uscire da una situazione di estrema solitudine - proseguono - che lo stesso presidente si è costruito attraverso comportamenti e relazioni mai nemmeno cercati con i propri colleghi consiglieri del gruppo. Forse è più semplice dimissionare, passare come la vittima sacrificale di turno e dire che la colpa è tutta degli altri che vogliono qualcosa di sicuramente sbagliato soltanto perché non corrisponde alla propria visione politica e senza fare il benchè minimo, anche piccolo, gesto di autocritica per una gestione politico-amministrativa che raggiunge con difficoltà la sufficienza".
"In Valle d'Aosta fare il Presidente della Regione - aggiungono - è un compito molto impegnativo e impone grandi capacità di governo e di mediazione oltre all' assunzione di responsabilità che spesso sono così grandi da far tremare i polsi anche alle persone politicamente più esperte e preparate: è quindi necessario ma non sufficiente essere delle brave persone con le mani pulite se le mani si tengono sempre in tasca. Probabilmente fare la vittima è utile da un punto di vista elettorale ma non permetterà di fuggire dal giudizio della storia e dalla necessità di governare la nostra comunità con coraggio, determinazione e soprattutto con grande impegno ed onestà, sia morale che intellettuale".
Lavevaz ha rivolto "delle accuse molto forti ma non ha fatto nessun accenno a suoi possibili errori e neanche a una velata autocritica. In una inspiegabile autocelebrazione, sostiene di essersi tanto impegnato ma di non essere stato messo nella condizione di poter lavorare. Giocare la carta del vittimismo è un' azione che da sempre crea simpatia e solidarietà ma, trattandosi di argomenti che riguardano tutta la comunità valdostana, dobbiamo domandarci se queste dimissioni siano la conseguenza di trame o macchinazioni di ambiziosi e poco corretti consiglieri regionali che, paradossalmente, non hanno mai fatto mancare il loro voto ed il loro sostegno operativo in aula e fuori dalla stessa per garantire il buon esito di provvedimenti legislativi e amministrativi oppure, come appare di tutta evidenza da più parti della stessa maggioranza, siano una (forse tardiva) presa di coscienza di una palese inadeguatezza ad esercitare il ruolo di Presidente della Regione".
Secondo i quattro consiglieri unionisti "l'attività amministrativa di questa prima parte della legislatura è stata condotta in modo sufficiente anche e soprattutto grazie al lavoro costante, onesto e corretto dei consiglieri di maggioranza ed in particolare di quelli dell'Union Valdotaine: quello che però doveva essere un motivo di visibilità e di valorizzazione anche per il movimento che esprime il Presidente della Regione, a causa di scelte personali poco lungimiranti che hanno lasciato ad altre figure assessorili ruoli strategici nella gestione delle società partecipate o dello sviluppo dei fondi europei, tanto per citarne alcuni, preferendo alleggerire le responsabilità del Presidente a dispetto di quella che invece avrebbe dovuto essere la centralità di quel ruolo, hanno portato gli eletti del nostro movimento ad avere poche e limitate responsabilità, con la conseguenza di riscuotere poco apprezzamento da parte della comunità valdostana e di conseguenza poca centralità e visibilità, lasciate quasi per intero ad altri partiti e/o movimenti". "Se vogliamo analizzare il ruolo del Presidente della Regione in questi mesi - aggiungono - possiamo tranquillamente affermare che lo stesso è stato svolto in modo molto defilato, quasi notarile, poiché i provvedimenti più importanti e i dossier più delicati sono stati portati avanti e gestiti dagli assessori. Infine "è davvero poco serio ed altrettanto poco credibile sentire oggi il Presidente Lavevaz impegnato con grande e rinnovato vigore a lanciare l'anatema contro forze politiche con le quali, soltanto alcuni mesi, fa era disposto a costruire una nuova maggioranza che è abortita solo per il rifiuto dell'ultimo minuto di una componente autonomista".
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