"Il pronto soccorso non può
continuare ad essere l'unico accesso alle cure dei cittadini, ma
deve essere il luogo per pazienti con situazioni acute e
potenzialmente gravi, non può sostituire la medicina del
territorio e continuare a essere sovraffollato. Va potenziata la
territorialità e la rete degli ospedali va organizzata in modo
tale che ciascun ospedale abbia un suo ruolo a seconda di quello
che può dare all'interno di un progetto preciso, serve una sorta
di 'Piano Marshall' per l'intero sistema sanitario regionale":
sono solo alcune delle richieste che i medici del Simeu (Società
italiana di medicina d'emergenza-urgenza) hanno esposto ai
membri della terza Commissione, presieduta da Eleonora Pace,
nell'audizione svoltasi oggi, in videoconferenza.
Secondo i medici intervenuti (Maria Rita Taliani-presidente
Simeu, Giorgio Maraziti, Paolo Groff, Giorgio Parisi, Fabrizio
Lazzarini, Stefano Radicchia) è urgente una programmazione che
tenga conto di tutte le criticità riguardanti
l'Emergenza-urgenza che, con la pandemia, sono apparse a tutti
ancora più evidenti: "fare rete come siamo stati obbligati a
fare a causa del Covid per trovare i posti letto; evitare un
sovraffollamento indotto dall'assenza di altre strutture sul
territorio che porta i nostri ospedali ad essere delle
geriatrie, oltre che strutture di eccellenza, perché gli anziani
non hanno altro luogo che il pronto soccorso, anche il più
piccolo, a cui rivolgersi, spesso per patologie croniche che
possono avere risposte alternative da ospedali più grandi;
consentire agli ospedali di poter fare dimissioni dal reparto,
oggi difficile perché non c'è una rete territoriale adeguata che
li prenda in carico; necessario l'incremento del personale
sanitario e anche una riflessione sulla salute e la
soddisfazione di chi opera nell'emergenza urgenza, con numeri
che non consentono neanche di andare in ferie, e per evitare la
fuga del personale verso settori più retribuiti e meno pesanti,
dove si lavora meno e si passano il sabato e la domenica a
casa".
Alcuni "aspetti negativi", secondo i medici
dell'Emergenza-urgenza, persistono da molto tempo. "L'attività
del 118 - è stato detto - viene vissuta come una professione non
appetibile, anche perché carica di responsabilità; tanti medici
si sono formati nei nostri reparti, sono state sostenute ingenti
spese per questo, e poi se ne vanno altrove; il pronto soccorso
viene ancora concepito come un corpo estraneo all'ospedale, con
medici che arrivano tardi, dopo le visite in reparto, con
conseguente allungamento dei tempi di attesa. Occorre una
riprogrammazione dell'intero Servizio sanitario regionale, fare
una rete di servizi efficiente, ognuno con un proprio ruolo,
funzionale a tutto il sistema. Non sappiamo nemmeno qual è la
mission, non abbiamo obiettivi precisi, ognuno lavora per conto
proprio e affronta al meglio possibile un vero e proprio assalto
di ricoveri per patologie croniche. In questi giorni abbiamo
ricominciato a fare benissimo cose che però non ci competono.
Non c'è rete, non c'è hub, ma solo una caccia al posto letto più
vicino".
Al termine dell'audizione, la presidente della Commissione,
Eleonora Pace, ha detto che "il quadro della situazione è molto
chiaro e abbiamo l'intenzione di affrontare insieme temi su cui
ci stiamo già spendendo". "Propongo - ha aggiunto - una
risoluzione unitaria della Commissione da presentare in Aula e
mettere a disposizione dell'Esecutivo regionale in vista del
nuovo Piano sanitario, che racchiuda le istanze presentate oggi
e provenga da un confronto con i medici dell'Emergenza-urgenza,
con i quali torneremo a incontrarci una volta preparato l'atto
da mettere a disposizione della Giunta".
È intervenuto anche il consigliere del Partito democratico
Tommaso Bori, il quale ha sottolineato la "scarsa attenzione al
futuro di questi operatori che invece devono avere un più
adeguato percorso professionale e di vita". "La riorganizzazione
- ha sottolineato - è una questione centrale e bisogna farla
adesso che c'è la possibilità di farlo. Altro punto decisivo
quello della formazione, ricordando che abbiamo un Ateneo con
scuole di alta specializzazione quindi non andiamo a cercare
'scorciatoie'. Non ci sono percorsi omogenei e scelte chiare, si
vive alla giornata e non possiamo più permettercelo. La nostra
mozione già depositata potrebbe essere il punto di partenza".
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