"Salvare vite umane non
può essere divisivo, non c'è niente che unisca di più che
salvare un essere umano": così Cecilia Strada, responsabile
comunicazione ResQ, durante il suo intervento a conclusione
della Marcia per la pace PerugiAssisi. Dopo avere ringraziato
gli organizzatori per aver dedicato a suo padre, Gino Strada,
l'edizione dei 60 anni e per "aver portato un po' di luce in un
periodo buio".
Gino Strada è stato definito dal coordinatore della marcia
Flavio Lotti "emblema della cura più autentica, quella
gratuita".
La figlia del fondatore di Emergency ha poi ricordato di
essere appena tornata dal mare dove, con le navi di soccorso,
"abbiamo continuato a fare uno degli atti più straordinari di
cura che si possa fare in questo momento al mondo, ovvero di
andare in mezzo al mare e salvare chi rischia di annegare" e di
essersi svegliata in mattinata con un messaggio che diceva:
'Abbiamo fatto un soccorso e salvato 59 persone'". "In questo
momento quindi - ha annunciato Cecilia Strada - l'equipaggio
della ResQ People si sta prendendo cura di queste persone,
uomini, donne e minori che sono a bordo. Vengono da Paesi che
sembrano un atlante delle guerre se si guarda la nazionalità,
Somalia, Eritrea, Etiopia, Sudan, Gambia, Yemen, Siria".
Secondo Cecilia Strada "è difficile fare ma anche parlare oggi
di soccorsi in mare". "E' diventato un tema divisivo - ha
aggiunto -, anche se il Mediterraneo è ormai il più grande
cimitero a cielo aperto del mondo. Dal naufragio di Lampedusa
l'Italia e l'Europa avevano detto 'mai più stragi in mare' ma da
allora ci sono stati 30 mila morti nel nostro mare. Solo
quest'anno 1.100 persone, di quelle che si possono contare
perché molti non sapremo mai che sono annegati".
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