La Corte di Cassazione ha
rigettato, con ordinanza depositata lo scorso 5 aprile, il
ricorso presentato dalla Provincia di Trento contro la sentenza
della Corte d'appello che ha ravvisato la discriminazione
nell'obbligo per i cittadini extracomunitari di residenza da
almeno dieci anni per accedere alle graduatorie delle case a
canoni sociali. I giudici, riunitisi in seduta collegiale, hanno
ritenuto che il regolamento provinciale violasse la direttiva
europea relativa allo status dei cittadini di Paesi terzi
soggiornanti di lungo periodo.
La vicenda è stata sollevata a fine 2019, quando un cittadino
di origine straniera, residente in Trentino da oltre cinque
anni, si è visto rigettare l'iscrizione alle graduatorie per
l'alloggio a canone sostenibile, proprio in relazione al
regolamento approvato con delibera di Giunta provinciale il 30
agosto dello stesso anno. L'uomo, contestando una
"discriminazione collettiva", ha così presentato ricorso assieme
all'Asgi (Associazione per gli studi giuridici
sull'immigrazione) presso il Tribunale di Trento, che il 29
settembre del 2020 ha sentenziato evidenziando come il
provvedimento violasse il principio della parità di trattamento
tra soggiornanti di lungo periodo. La Corte di appello di Trento
ha poi confermato la decisione nel giugno del 2021, estendendo
la soppressione del requisito decennale anche al contributo per
gli affitti.
Nell'ordinanza della Corte di Cassazione viene menzionata la
recente sentenza della Corte costituzionale sulla direttiva
europea di riferimento, sottolineando come corrisponde il
diritto del "cittadino di un Paese terzo - rispettivamente
titolare di permesso di lungo soggiorno e titolare di un
permesso unico di soggiorno e di lavoro - a ricevere le
prestazioni sociali alle stesse condizioni previste per i
cittadini dello Stato membro".
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