Jannik Sinner ha sorpreso anche Filippo Volandri.
"Nelle settimane successive alla nostra
vittoria in Coppa Davis dicevo che era solo questione di tempo.
Ma non abbiamo calcolato la velocità di Jannik, che ha un tempo
diverso dal nostro" ha detto il capitano azzurro nella prima
puntata di Tennis Talk, il nuovo programma di approfondimento di
SuperTennis in cui è stato ospite insieme a Paolo Lorenzi e
all'ex coach di Matteo Berrettini, Vincenzo Santopadre.
Sinner, ha sottolineato Volandri commentando la vittoria in
rimonta su Daniil Medvedev in finale all'Australian Open, "è
stato bravissimo dopo il primo set e mezzo a gestire una
situazione che sembrava a tratti compromessa quando era sotto 63
51 - ha detto - Jannik gioca tutti i punti come se fossero
l'ultimo.
In Coppa Davis va 0-40 contro Nole (Djokovic, ndr) e
sa che gli basta un punto per rientrare in partita. A Melbourne
Nole gli fa un break nel quarto e va 40-0, a Jannik basta un
punto, ribalta il game e fa il break. In finale nel secondo è
sotto 5-1, ma cambia la partita e se trasforma la palla break
del possibile 4-5 ci giochiamo anche il secondo set".
La vittoria in semifinale su Djokovic ha confermato come Sinner,
come Alcaraz, sia "entrato nella testa di Nole. Gli sono entrati
sotto pelle e gli hanno tolto qualche sicurezza". Il trionfo a
Melbourne, ha sottolineato, parte da lontano. "Jannik impara
soprattutto dalle sconfitte. Mi viene in mente quella contro
Nadal a Roma, era giovane, si stava costruendo, eppure era
emotivamente distrutto - ha detto - Ricordo anche l'anno scorso
quando ha perso al Roland Garros, dopo la partita persa con
Altmaier è uscito dal campo con un mix di sensazioni: da un lato
il non essere entrato in campo con la giusta determinazione e
dall'altro la consapevolezza che tutta questa pressione lo
portava a non essere felice di giocare quelle partite".
Significativo, secondo il capitano azzurro di Davis, il focus
sul team. "Sono molto ben coordinati. Vagnozzi anche durante la
finale ha fatto le correzioni tecniche, Cahill fa più la parte
emozionale, Naldi e Ferrara la parte fisica. Ognuno ha un suo
ruolo e funzionano alla grande".
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