E' il 'clear internet' con i social
media - facebook, twitter, instagram - e i sistemi di
messaggistica e chat - viber e whatsapp - a potenziare "alla
luce del sole" il traffico di migranti e richiedenti asilo e la
tratta di esseri umani. Lo sostiene la ricerca europea 'Surf
&Sound' avviata nel 2013 il gruppo di ricerca 'eCrime' della
facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Trento in
collaborazione con la Teesside University (Regno Unito) e il
Center for the Study of Democracy (Bulgaria).
Esistono intere pagine web dei trafficanti, con moltissimi
follower - dice la ricerca - dove si pubblicizzano, nei diversi
dialetti dell'arabo barche e barconi, rotte e luoghi di partenza
e di approdo, con tariffe diverse, ma che si attestano su una
media di 6.500 euro a persona, con tanto di numeri di telefono,
che però non sono tracciabili ma solo contattabili con i sistemi
di messaggistica istantanea. Non è quindi il 'deep web' a
favorire l'azione dei trafficanti di esseri umani, come ci si
aspetterebbe.
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