Una
suddivisione del territorio di produzione del Chianti classico
in aree più ristrette e dotate di maggiore omogeneità, per
arrivare ad indicare in etichetta il nome del borgo o della
frazione dove il vino ha origine. E' la novità introdotta dal
consorzio del Chianti classico con una modifica al disciplinare
approvata oggi a larga maggioranza dall'assemblea dei soci con
l'obiettivo di valorizzare ancor di più le caratteristiche
distintive dei vini del Gallo nero e la loro territorialità.
Vengono così introdotte le 'Unità geografiche aggiuntive'
(Uga), possibilità prevista dalle normative nazionali e europee
per i vini Dop. Sono state perciò individuate e delimitate
alcune aree all'interno della zona di produzione del Chianti
Classico, spiega una nota, distinguibili in base a criteri
specifici quali riconoscibilità enologica, storicità, notorietà
e significatività in termini di volumi prodotti: Castellina,
Castelnuovo Berardenga, Gaiole, Greve, Lamole, Montefioralle,
Panzano, Radda, San Casciano, San Donato in Poggio (comprensivo
dei territori di Barberino Tavarnelle e Poggibonsi), Vagliagli.
Il consorzio sottolinea che in questa prima fase le Uga saranno
applicate solo alla Gran Selezione, con la disponibilità e
l'apertura all'utilizzo in futuro anche per le altre due
tipologie, Chianti classico e Riserva. "E' il territorio che fa
la differenza: è da sempre uno dei nostri motti preferiti -
osserva Giovanni Manetti, presidente del Consorzio -. Quello del
Chianti classico è un territorio davvero unico" e "il vino
rispecchia il territorio come un'immagine fotografica in
negativo, e per questo è così importante sia preservare il suo
contesto ambientale e paesaggistico che poterlo raccontare al
consumatore, nelle sue varie sfaccettature, anche attraverso
l'etichetta". Approvata anche una seconda modifica al
disciplinare per quanto riguarda l'uvaggio del Chianti classico
Gran Selezione, aumentando dall'80 al 90% la percentuale minima
di Sangiovese, e eliminando in caso di blend l'utilizzo dei
vitigni internazionali a bacca rossa. Resta invece possibile
impiegare vitigni autoctoni, fino al 10%.
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