"Non dobbiamo più avere paura, noi
donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere
silenzio e rumore e musica". L'urlo di Rula Jebreal contro la
viole nza sulle donne ha il tono pacato e durissimo insieme
della denuncia, del racconto del dramma della madre suicida
dietro lo stupro, delle canzoni scritte da uomini, Battiato,
Vasco Rossi e Francesco De Gregori che dimostrano che "è
possibile trovare le parole giuste per raccontare l'affetto, il
rispetto e la cura".
Il monologo di Rula Jebreal, che è un pugno nello stomaco,
inizia con le domande più frequenti rivolte alle donne vittime
di violenza nelle aule di tribunale ("Aveva la biancheria intima
quella sera?", "Trova sexy gli uomini con i jeans") per
denunciare "una verità amara, crudele: noi donne non siamo mai
innocenti, perché abbiamo denunciato troppo tardi o troppo
presto, p perché siamo troppo belle o troppo brutte, insomma ce
la siamo voluta". E' toccante il ricordo della sua esperienza da
bambina, in orfanotrofio, "dove sono cresciuta - racconta la
giornalista e scrittrice nata ad Haifa in Israele da padre con
ascendenze nigeriane e arabo palestinesi e madre palestinese -
con centinaia di bambine e tutte le sere una per volta ci
raccontavamo favole tristi, non favole di mamme che conciliano
il sogno, favole di bimbe sfortunate, perché le nostre madri
erano state spesso stuprate o uccise o torturate". I numeri
dipingono una realtà spietata: "negli ultimi tre anni 3 milioni
150mila donne sono state vittime di violenze sessuali sul posto
di lavoro, negli ultimi due anni 88 donne al giorno hanno subito
abusi e violenze, una ogni 15 minuti, ogni tre giorni viene
uccisa una donna, sei donne sono state ammazzate solo la scorsa
settimana. E nell'80 per cento dei casi il carnefice non ha
bisogno di bussare, ha le chiavi di casa".
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