Stati Uniti contro Vietnam. Una
situazione che evoca ricordi poco piacevoli di qualche decennio
fa, ma questa volta, per fortuna, si tratta di una 'battaglia'
soltanto calcistica. Accadrà ad Auckland, in uno stadio teatro
di tante imprese degli All Blacks ma nel quale questa volta
rotolerà un pallone non ovale.
Le campionesse in carica degli Stati Uniti, alle ricerca della
quinta stella da cucire sulle maglie, affronteranno le ragazze
del Vietnam, Paese nel quale il calcio femminile è stato una
pratica vietata fino agli anni '90. Ora invece il 75% di una
popolazione di circa cento milioni di abitanti seguirà con
grande partecipazione, grazie anche alla diretta televisiva in
chiaro pretesa dal governo del premier Pham Minh Chinh, le
performance di queste giocatrici alle quali la gente ha dato
anche un soprannome, ribattezzandole 'Golden Women Warriors'. A
guidarle è il ct più anziano di questo Mondiale, il 72enne Mai
Duc Chung, che sogna un'impresa storica confidando nelle doti
fra i pali della n.1 Kim Thanh Than e in quelle offensive
dell'attaccante Huynh Nhu, unica delle sue giocatrici ad essersi
trasferita all'estero, in Portogallo al Vilaverdense.
Il precedente dell'ultima amichevole premondiale, persa 9-0
contro la Spagna, non depone a favore del Vietnam, mai prima
d'ora partecipante a un Mondiale, ma la speranza è l'ultima a
morire, anche se davanti ci sarà una potenza come gli Usa di
Megan Rapinoe (che potrebbe partire dalla panchina), Alex
Morgan, Sophia Smith e compagne, alle quali nei giorni scorsi il
Presidente Joe Biden e sua moglie Jill hanno inviato un
messaggio di incoraggiamento con tanto di slogan "Go Usa!".
In ogni caso, Usa-Vietnam è qualcosa che va al di là del
calcio, è una sfida molto sentita e da seguire con un occhio
particolare. Lo dimostra anche la vasta presenza di media
americani annunciata per questo incontro.
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