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Scanavino: "Per la Juventus sentenza iniqua, non lo diciamo solo noi"

Scanavino: "Per la Juventus sentenza iniqua, non lo diciamo solo noi"

Minacce a Chiné, Gravina e compagna. Il club: "Prendiamo le distanze"

ROMA, 23 gennaio 2023, 08:48

Redazione ANSA

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La Juve va avanti, prende le distanze dai tifosi che spargono odio e minacce, sceglie il nuovo capo dell'area sportiva, il 44enne Francesco Calvo, e si prepara ad affrontare le prossime settimane. Sapendo che potrebbero non essere facili. "Questa sentenza ci ha insegnato che tutto può succedere, non siamo impreparati, siamo pronti a tutto - dice l'amministratore delegato dei bianconeri Maurizio Scanavino -. E' una sentenza ingiusta e non lo crediamo solo noi: ringrazio quanti, anche tifosi di altre squadre, hanno compreso l'esagerazione di queste decisioni. La giustizia federale può comportarsi in modo sommario e ingiusto e questo crea preoccupazione, oggi è successo alla Juve ma può succedere ad altre. Dobbiamo essere pronti a tutto".

La Juve, ha detto il dirigente, è serena: intorno però qualche veleno si è fatto sentire con minacce ed insulti via social che hanno preso di mira il procuratore della Federcalcio, Giuseppe Chinè, il presidente Gabriele Gravina e la sua compagna, Francisca Ibarra, alla quale è stata anche attribuita una falsa storia Instagram dove campeggiava il -15 con il logo della società bianconera. "Prendiamo le distanze da quelle espressioni di pseudo tifosi. Noi sosterremo la nostra difesa con grande competenza, rispetto nei modi e nelle sedi" le parole di Scanavino. Il club è pronto, come già annunciato, a percorrere la strada del ricorso al Coni: "Non siamo impreparati e faremo meglio, su questa sentenza e su tutte le altre che ci aspettano. Abbiamo un Consiglio di persone estremamente esperte, un pool di avvocati estremamente capace e quindi porteremo avanti con grandissima determinazione i nostri elementi a sostegno delle nostre ragioni".

Qualche gruppo ultras ha invece attaccato la dirigenza dicendo "è peggio del 2006" riferendosi allo scandalo di calciopoli. Intanto in attesa delle motivazioni della sentenza della Corte d'Appello federale (devono essere pubblicate nei prossimi otto giorni) la Juve ha un mese per presentare il ricorso al collegio di garanzia presso il Coni, che non può comunque giudicare nel merito ma eventualmente rilevare qualche vizio di forma. Se non viene accolto ci sono poi - extra giustizia sportiva - Tar e Consiglio di stato. Ma ci sono altre questioni in ballo su cui la Procura Figc già si era attivata: i due fascicoli aperti sulla manovra stipendi e sulle partnership opache nei rapporti debito-credito della Juve con altri altri club. Entrambe sono in una fase istruttoria: sugli stipendi tra una settimana scadono i 60 giorni per le indagini, ma il procuratore Chinè ha la possibilità di chiedere una proroga. Per l'altra indagine (il plusvalenze bis) i tempi sono più lunghi, c'è margine fino a febbraio (il 22). E qui entrerebbero in ballo anche altri club con cui sarebbero stati fatti scambi finiti sotto la lente dei giudici: quelli con Sassuolo, Udinese, Atalanta. Ma potrebbero essere valutate anche operazioni con Milan e Roma.

A dare pezze d'appoggio ai giudici sportivi le 14mila pagine dell'inchiesta penale Prisma. Con l'Uefa che non sta a guardare: i tempi qui sono più lunghi, vanno lette le carte dell'inchiesta penale e comunque c'è l'udienza preliminare del processo a Torino fissata per il 27 marzo. Il governo europeo del calcio potrebbe anche decidere di farsi bastare le penalizzazioni già decise per decretare altre sanzioni. Esclusioni dalle Coppe avrebbero un peso anche sul fronte economico di grande rilevanza

 

   

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