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L’universitario fuori sede? Viene dal Sud e va a studiare nelle grandi città

L’universitario fuori sede? Viene dal Sud e va a studiare nelle grandi città

Siciliani e pugliesi fanno la valigia dopo il diploma

25 ottobre 2017, 18:10

Redazione ANSA

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Studenti a Napoli in una foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Studenti a Napoli in una foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Studenti a Napoli in una foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Analizzando i dati sugli iscritti negli atenei d’Italia nell’anno accademico 2016/2017 si possono osservare i flussi migratori per motivi di studio. In gran parte del Mezzogiorno la metà degli universitari si trova fuori dalla propria regione. Il Lazio ne ospita la maggior parte e, in più, riesce anche a trattenere i suoi: solo 1 su 10 se ne va


“Settembre, andiamo. È tempo di migrare”, recita una nota poesia di D’Annunzio. Ed è proprio quello che ogni anno fanno migliaia di ragazzi italiani. Sono gli studenti che, una volta ottenuto il diploma, decidono di lasciare casa per frequentare l’università. Sono più di 400mila i fuori sede che, sparsi nei vari atenei del nostro Paese, all’inizio dell’autunno danno vita a questa particolare migrazione. Un quarto (il 25%) di una ‘popolazione’ composta da oltre 1 milione e 600mila giovani. Numeri che, però, non sono distribuiti allo stesso modo sul territorio nazionale. Ci sono regioni che storicamente lasciano partire tanti ragazzi e regioni che, al contrario, hanno soprattutto un forte potere d’attrazione per chi insegue il sogno di una laurea.

Ecco l’analisi dei flussi, effettuata da Skuola.net in base ai dati dell’Anagrafe Nazionale Studenti (ANS) – gestita dal Miur in collaborazione col consorzio Cineca – e relativa all’anno accademico 2016/2017.
Puglia, Sicilia, Campania e Calabria: da qui parte l’esodo dei fuori sede
Come si spostano gli studenti universitari? Le dinamiche sono più o meno invariate da tempo. Il Mezzogiorno d’Italia vede un vero e proprio esodo: tanti i chilometri che separano migliaia di ragazzi del Sud da casa una volta iniziate le lezioni. Puglia, Sicilia e Campania: sono queste le regioni che si svuotano di più. Attualmente sono oltre 50mila i pugliesi che studiano altrove (ben il 40% dei 128mila che in quella regione stanno tentando di laurearsi). Quasi gli stessi i siciliani che vanno via: anche loro sono attorno ai 50mila, anche se incidono in maniera leggermente inferiore sugli iscritti complessivi (rappresentano il 32% dei 155mila universitari dell’Isola). Poco più di 36mila, invece, i campani che fanno le valigie; loro però, se rapportati al dato complessivo, non sono così tanti: il 17% dei 210mila iscritti all’università provenienti da questa regione (e che, tra l’altro, non vanno così lontano: quasi la metà – 16mila - studiano nel vicino Lazio). Anche in Calabria, però, non si scherza: 32mila studenti in fuga, il 44% del totale.
La maggior parte dei ‘migranti didattici’ va verso le grandi città del Centro-Nord
Perché, quando si analizzano i flussi dei fuori sede, va considerata una variabile su tutte: dove vanno a vivere? In quale area del Paese si trova l’ateneo scelto? Chi parte dalla Puglia, ad esempio, ha soprattutto tre destinazioni preferite: il Lazio è in cima alla classifica (poco meno di 10mila iscritti dal ‘tacco d’Italia’, in pratica 1 pugliese fuori sede su 5 studia qui) ma anche Emilia-Romagna e Lombardia ne accolgono parecchi (in entrambe i casi la presenza di fuori sede pugliesi è del 15-16%). Anche i siciliani, però, prediligono il Lazio (ce ne sono 11mila, il 22% del totale) ma, pur confermando la fiducia a Lombardia ed Emilia (rispettivamente 8mila e 6mila), non disdegnano di andare a vivere in Toscana (pure qui sono in 6mila).
Piccole regioni: percentuali elevate ma flussi in uscita contenuti
Finora abbiamo valutato i numeri assoluti. Ma se andiamo ad analizzare i dati percentuale le cose cambiano. Nella maggior parte dei casi molto dipende dalla popolazione (non solo studentesca) della regione: laddove è contenuta, sarà più alta l’incidenza degli addii per motivi di studio. Basta osservare ciò che accade in Valle d’Aosta, Basilicata e Molise. Il 74% degli universitari valdostani – in totale non arrivano a 3mila – si spostano, ma quasi tutti rimangono nei paraggi (3 su 4 frequentano gli atenei del Piemonte). I lucani sparsi per l’Italia sono ancora di più: quasi 17mila, il 76% dei 22mila complessivi; anche qui, però, si lasciano alle spalle non troppi chilometri: la maggior parte si divide tra Lazio, Campania, Puglia e Toscana. Stesso discorso per i molisani: 66% di ‘esodi universitari’ ma indirizzati soprattutto verso Lazio e Abruzzo.
Lazio, Lombardia e Toscana: ecco le regioni che trattengono più studenti
Come detto, ci sono anche zone che non solo trattengono i ragazzi ma ne accolgono molti altri. Le abbiamo già iniziate a vedere e, a parte il Lazio (con la città di Roma che ospita atenei importanti e appetibili per i tanti studenti che lasciano il Sud), sono tutte posizionate nel Nord Italia. In cima alla lista troviamo la Lombardia che richiama studenti praticamente da ogni parte del Penisola (dalla Puglia, dalla Sicilia ma anche da altre grandi regioni confinanti come Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna) e che saluta appena il 13% dei residenti. Bene anche la Toscana: solo il 15% dei suoi diplomati frequenta l’università altrove. Ma, entrambe le regioni appena citate, si devono accontentare delle piazze d’onore. Perché il gradino più alto del podio e ad appannaggio proprio del Lazio: migliaia i ‘fuori sede’ che arrivano (soprattutto da Calabria, Sicilia, Campania, Puglia), solo 1 su 10 dei ‘suoi’ studenti che se ne va.

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