E' un deja vu della politica quello che andato in scena Campania: in palio lo scranno di governatore regionale. Nel 2010 il socialista Stefano Caldoro, già ministro dell'Attuazione del Programma nel governo Berlusconi, ebbe la meglio (con il 54% dei consensi) sul sindaco democratico di Salerno, Vincenzo De Luca issando la bandiera del centrodestra a Palazzo Santa Lucia e aprendo così il dopo
Bassolino. Ma quest’anno la campagna elettorale in Campania è stata soprattutto caratterizzata dalle polemiche sui cosiddetti “impresentabili”, candidati indagati, imputati o condannati, nostalgici o semplicemente trasformisti presenti nelle liste di vari schieramenti, a partire da quello di centrosinistra.
Per le regionali del 31 maggio lo schema si è riproposto con coalizioni più o meno uguali a cinque anni fa ma con scenari di fondo cambiati: Caldoro stavolta non ha potuto contare sul traino del governo nazionale (nel 2010 c'era Silvio Berlusconi premier) mentre il suo sfidante ha potuto avvantaggiarsi della presenza al governo di Matteo Renzi. Nel 2010 la Campania era in piena emergenza rifiuti: un argomento che stavolta non ha caratterizzato la campagna elettorale. Emergenza lavoro, con la crisi di alcuni siti industriali (da ultimo il caso Indesit), fisco, sanità, trasporti e utilizzo dei fondi comunitari: questi i temi caldi sui quali i candidati si sono misurati. Caldoro ha sottoposto al giudizio degli elettori i risultati ottenuti in termini di risanamento dei conti (prima del suo arrivo la Campania aveva sforato il patto di stabilità), specie nel campo della sanità, dove il deficit è stato ripianato. Lo ha fatto, il governatore uscente, contando sull'appoggio della coalizione che lo ha sostenuto in questi cinque anni grazie all'alleanza rinnovata nei giorni scorsi tra Forza Italia e Area Popolare, la formazione che comprende Ncd e Udc.
De Luca, dal canto suo, ha fatto leva sulle sue doti di amministratore che, in venti anni trascorsi sulla poltrona di primo cittadino di Salerno, gli hanno consentito di fare della seconda città della Regione una delle più apprezzate realtà della Campania. Tormentata la sua candidatura: De Luca, infatti, che ha vinto le primarie del centrosinistra svoltesi dopo quattro rinvii e numerosi tentativi di farle saltare, deve fare i conti con la spada di Damocle della legge Severino. Da sindaco di Salerno, infatti, ha riportato una condanna per abuso di ufficio che, qualora fosse eletto, comporterebbe la decadenza dell'incarico di Presidente della Regione cosa peraltro già accaduta per diversi sindaci. A dare l'assalto a Palazzo Santa Lucia, assente la Lega Nord, ci saranno altri tre candidati. Sinistra al lavoro, che ha scelto di non stringere un patto con De Luca, schiera Salvatore Vozza. Valeria Ciarambino corre per il Movimento Cinque Stelle. Completano il quadro Marco Esposito a capo della lista Mo!.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA