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Scuola: emergenza precari, un posto su 7 è scoperto

Scuola: emergenza precari, un posto su 7 è scoperto

Anief: c'è chi aspetta da 36 anni. Codacons, tribunali contro il Miur

03 settembre 2014, 13:36

Redazione ANSA

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Una lezione in una scuola elementare - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una lezione in una scuola elementare - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una lezione in una scuola elementare - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Inizia l'anno scolastico e ancora una volta scoperti un posto su sette: emergenza precariato". E' la denuncia di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. Sindacato che racconta la storia di una docente della scuola primaria, precaria da 36 anni, che si è appellata al premier, Matteo Renzi, e al ministro, Stefania Giannini, nella "speranza che mercoledì, quando sarà presentata la riforma della scuola, sia il giorno della svolta per la stabilizzazione di almeno 100mila supplenti".

E, intanto, il Codacons ha annunciato che in Piemonte e Friuli Venezia Giulia le corti di appello di Torino e Trieste hanno condannato il ministero dell'Istruzione a risarcire ad alcuni docenti precari la progressione economica e gli scatti di anzianità finora non goduti. A 'Orizzonte Scuola' la docente precaria da 36 anni ha raccontato di essere precaria dal lontano 1978 e di essere stata inserita nelle graduatorie a esaurimento nel 1999. Quest'anno scolastico sarà costretta ad accettare una supplenza da Roma a Firenze. Paola Dell'Armi è stata reputata idonea al concorso del 1999: è entrata in Graduatoria "a esaurimento - dice - non perché si esauriranno, ma perché sei vecchio, perché muori o vai in pensione senza aver lavorato". Quest'anno, dopo 36 anni, è stata costretta a spostarsi da Roma a Firenze, per poter lavorare. La richiesta della docente è quindi solo una: "basta precariato". Anief ricorda che sono "migliaia i supplenti della scuola che hanno iniziato la loro carriera da insegnanti tra la fine degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta: oggi, ormai attorno ai 60 anni, dopo aver collezionato titoli universitari, abilitazioni, idoneità, master e specializzazioni, peraltro spesso nemmeno spendibili, sono ancora in attesa dell'immissione in ruolo. Per non stabilizzarli si è fatto di tutto: dalle deroghe alle direttive Ue, a partire dalla Legge 106/2011, al taglio di 200mila posti solo negli ultimi sei anni; dalle classi-pollaio alla riduzione del tempo-scuola ai minimi termini, dalla soppressione incostituzionale di 2mila istituti solo nell'ultimo biennio, fino alla sparizione di altrettanti dirigenti e Dsga.

Le ultime 33mila immissioni in ruolo, tra cui circa 28mila docenti, non hanno risolto il problema, considerato che lo Stato assume in maniera inferiore ai pensionamenti e lascia almeno due terzi di posti vacanti in organico di diritto. Più della metà dei docenti inseriti nella GaE avrebbe infatti diritto a essere stabilizzato". "Così facendo lo Stato italiano - ricorda Pacifico - ha continuato a eludere la precisa direttiva comunitaria 1999/70/CE, che da 13 anni impone ai Paesi che fanno parte dell'Ue di assumere tutti i lavoratori che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio. Come si continua a non tenere conto del decreto legislativo 368/01, che dava seguito a questa direttiva a livello nazionale. Per non parlare dell'oltraggio che si perpetra nei confronti dell'articolo 1 della Costituzione". "Siccome è fuori di dubbio che senza questi docenti la scuola morirebbe, perché ogni sette insegnanti di ruolo uno è precario, è giunto il momento di affrontare il problema alla radice. Ha ragione il ministro Giannini quando dice che i supplenti vanno stabilizzati in massa. Ma subito, perché altrimenti nei prossimi mesi sarà la Corte di Giustizia europea a decidere che non bisognerà più attendere 36 anni per essere immessi in ruolo con risarcimenti milionari che - conclude Pacifico - ricadranno nelle tasche dei cittadini".

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