/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Torna il rebus Mes, braccio di ferro nel centrodestra

Torna il rebus Mes, braccio di ferro nel centrodestra

La ratifica in Aula, ipotesi rinvio per evitare spaccature

ROMA, 21 dicembre 2023, 09:01

di Paolo Cappelleri

ANSACheck

I ministri Giorgetti e Salvini con la premier Meloni (Foto di archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

I ministri Giorgetti e Salvini con la premier Meloni (Foto di archivio) -     RIPRODUZIONE RISERVATA
I ministri Giorgetti e Salvini con la premier Meloni (Foto di archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Chiusa la partita del Patto di stabilità entra nel vivo quella del Mes, un braccio di ferro delicato nel governo e nella maggioranza. L'epilogo è incerto, fra indiscrezioni su un possibile voto dietro l'angolo e quelle di un rinvio a gennaio. Le pulsioni di chi fa resistenza su un accordo da sempre tabù per il centrodestra (FdI e Lega soprattutto) fanno i conti con i ragionamenti di chi, come Giancarlo Giorgetti in primis, mette in guardia dagli effetti che una mancata ratifica del cosiddetto Salva-banche avrebbe sui titoli di Stato italiani. E in generale sulla credibilità di un Paese che si è impegnato a ratificarlo con il governo Conte ed è rimasto l'unico a non averlo fatto. Ancor più rischiosa, però, secondo questa corrente, sarebbe una bocciatura in Parlamento.
    Per questo si sottolinea come il termine del 31 dicembre è sì significativo, ma non perentorio.
    Ora il partito di Matteo Salvini pare il più irremovibile, e in quello di Giorgia Meloni non c'è né la volontà di aprire crepe, né di intestarsi in solitaria un'inversione a U. Per questo, salvo svolte nelle prossime ore, non sembrerebbero ancora esserci le condizioni per un voto in Aula, dove il provvedimento è al terzo punto dell'ordine del giorno della Camera. Un primo rinvio è arrivato in commissione Bilancio, chiamata ad esprimere l'ultimo parere sul disegno di legge di ratifica della modifica del Mes. "Una scelta indecente", l'ha definita Luigi Marattin (Iv), sottolineando che alla seconda richiesta di chiarimenti della maggioranza, il Ministero dell'economia risposto che "nel caso assai remoto in cui venisse attivato il prestito dal Mes al Fondo Unico di Risoluzione non vi sarebbe un incremento apprezzabile delle probabilità che l'Italia debba versare quote di capitale". La nota per il Pd "sconfessa il bluff della maggioranza".
    Una telefonata fra Meloni e Salvini, raccontano fonti parlamentari, avrebbe aperto una giornata in cui la premier, dopo aver assistito in mattinata alla recita scolastica della figlia, non si è sentita bene. Tampone negativo, ma impegni annullati: conferenza stampa di fine anno slittata al 28 e telefonata al presidente della Repubblica Mattarella per fargli gli auguri e annunciargli l'assenza alla cerimonia con le alte cariche dello Stato nel pomeriggio al Quirinale.
    Sul fronte italiano ha regnato il silenzio sul Patto nelle ore precedenti all'Ecofin, con la modalità della videoconferenza che era fra i motivi dello scetticismo del governo in questi giorni. "Si parla solo quando c'è l'intesa, certe uscite pubbliche non aiutano", l'osservazione con cui fonti dell'esecutivo confermavano il fastidio per la fuga in avanti di Francia e Germania prima del faccia a faccia fra i loro ministri delle finanze alla vigilia della riunione decisiva.

Una volta trovato l'accordo, il commento positivo di Giorgetti è arrivato dopo quelli rimbalzati da Madrid, Berlino e Parigi. La Lega esprime "soddisfazione per il compromesso" all'insegna del "niente più austerity". Ma l'idea di procedere a stretto giro alla ratifica del Mes non fa breccia fra i leghisti. Nessuno può sconfessare nessuno, è la sintesi dello stallo. Così sembra prevalere la strategia di prendere altro tempo. Si fanno già previsioni di tempi lunghi per la dichiarazione d'urgenza della ratifica del Protocollo Italia-Albania e la discussione della proposta di legge sugli illeciti agro-alimentari. Poi ci sarebbe il Mes. Resta l'ipotesi del rinvio in commissione, perché senza il parere della Bilancio (alle 8.30 si riuniscono i capigruppo di maggioranza) comunque non si può procedere con il voto.

In ogni caso, la raccomandazione ai deputati del centrodestra di garantire la massima presenza in Aula. "Non c'è urgenza. Non ci sono effetti negativi per gli altri Stati che possono comunque usufruire del Mes", la tesi di FdI espressa da Ylenja Lucaselli, che ha parlato di approfondimenti anche su "delle condizionalità". La via d'uscita potrebbe essere appunto una clausola che vincola l'utilizzo del Meccanismo da parte dell'Italia a un voto a maggioranza qualificata in Parlamento. 
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza