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Sipario su Conte II, 17 mesi nel segno Covid - La cronologia

Sipario su Conte II, 17 mesi nel segno Covid - La cronologia

E' stato il sessantaseiesimo governo della Repubblica. E' stato, soprattutto, il governo della pandemia Covid-19.

ROMA, 26 gennaio 2021, 13:08

di Michele Esposito

ANSACheck

Conte in una foto dell '8 agosto 2018 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Conte in una foto dell 	'8 agosto 2018 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Conte in una foto dell '8 agosto 2018 - RIPRODUZIONE RISERVATA

 E' stato il sessantaseiesimo governo della Repubblica. E' stato, soprattutto, il governo della pandemia Covid-19. Dopo quasi 17 mesi si chiude il sipario sul Conte II e su un esecutivo che, nella strategia dell'ex presidente del Consiglio, del Pd e anche di buona parte del M5S, doveva essere l'embrione di una nuova alleanza progressista ed europeista. Ad abbatterlo, tuttavia, non è stato il Covid ma Matteo Renzi, ovvero l'uomo che primo, nell'estate del Papeete, aveva dato il là ad un esecutivo M5S-Pd. Pochi giorno dopo il giuramento, tuttavia, Renzi abbandonava i Dem e forma Iv.
    5 settembre: Conte giura, al Quirinale, da presidente del Consiglio. Il 9 settembre l'esecutivo incassa la fiducia del Parlamento.
    16 settembre: Renzi annuncia la sua uscita dal Pd. In pochi giorni nasce Italia Viva. L'ex premier assicura il sostegno al governo, nel quale mantiene tre membri: le ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti e il sottosegretario Ivan Scalfarotto.
    Autunno 2019. E' segnato dalle sfide economiche per il Conte II: dal dossier ArcelorMittal al tema della revoca di Autostrade ai Benetton, dove è scontro tra M5S e Iv. Alla vigilia di Natale, dopo una turbolenta discussione parlamentare arriva il via libera alla legge di bilancio.
    Fioramonti. Le dimissioni di Luciano Fioramonti dal Miur, annunciate il giorno di Natale, innescano la primi mini-crisi del governo. Nella conferenza stampa di fine anno Conte annuncia lo spacchettamento del ministero: all'Università e Ricerca va Gaetano Mandredi, tecnico di area Pd; alla Scuola la 5 Stelle Lucia Azzolina.
    L'arrivo del virus. Il 30 gennaio vengono individuati a Roma i primi due casi di coronavirus: sono due cinesi di Wuhan. Il governo decreta lo stato di emergenza e chiude ai voli dalla Cina. Il 20 febbraio emergono, a Codogno, i primi casi di nazionalità italiana di Covid-19. Il governo, l'8 marzo determina la prima zona rossa: è la Lombardia.
    Il lockdown. Il 9 marzo, con il decreto "Io resto a casa", in una conferenza stampa serale trasmessa sui principali canali tv nazionali Conte annuncia il lockdown in Italia. La misura, nelle settimane successive, viene inasprita con più Dpcm. Il 4 maggio, riaprono le prime attività produttive. I contagi calano e si apre un'estate dove la polemica politica è tutta incentrata su due nodi: quello della scuola e quello dei contagi al "Billionaire".
    Next Generation Ue. Con il via libera a maggio del Recovery Fund europeo Conte vara la fase 3. A Giugno, a Villa Pamphilij, si tengono gli Stati Generali dell'Economia, chiamati a discutere del piano Colao per la ripresa post-virus. Il 21 luglio il Consiglio Ue dà l'ok definitivo al Next Generation Ue.
    Ma le tensioni tra l'Italia e i Paesi frugali si protrarranno per i mesi successivi.
    Referendum. Il 21 settembre vince nettamente il Sì (con il 69,96%) al taglio dei parlamentari, storica battaglia M5S. Seconda ondata. La carica del virus torna dalla fine di settembre ma questa volte la strategia di Conte è diversa: nessun lockdown generalizzato ma chiusure a fisarmonica, a seconda del livello regionali di rischio. "Non possiamo permetterci economicamente e socialmente un nuovo lockdown", è il mantra del governo. Crescono, anche sulle restrizioni, le tensioni interne alla maggioranza già innescate in estate da Iv sulla mozione di sfiducia nei confronti di Alfonso Bonafede.
    Lo strappo di Iv. E' una sera di inizio di dicembre quando la delegazione dei renziani, una volta ricevuta "a notte fonda", è la loro critica, il Recovery Plan italiano, strappa con la maggioranza. L'ok al testo slitta e da lì in poi Matteo Renzi alza il tiro delle richieste fino al ritiro, con annuncio in conferenza stampa, il 13 dall'esecutivo delle 2 ministre e del sottosegretario. Lo scontro tra i due si materializza il 19 gennaio in Senato. Il premier ottiene una fiducia relativa con 156 voti a favore, Iv si astiene. Conte sale al Quirinale e chiede tempo per formare un nuovo gruppo di costruttori. Fino alle dimissioni del 26 gennaio.

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