Al via a Rabat il progetto di
collaborazione tra Italia e Marocco in tema di Sanità. 'Mamma
Sofia accorcia le distanza nelle cure' è il nome di questa
iniziativa nata in ambito di cooperazione in Italia ma che il
ministro della Salute del Marocco, Khaled Ait Taleb definisce
come "una delle iniziative di punta del piano nazionale
marocchino".
L'idea - inserita all'interno del Piano Mattei per l'Africa -
è promossa dalla Fondazione di Zakia Seddiki Attanasio con il
patrocinio della presidenza italiana del Consiglio dei ministri
e realizzata grazie alla collaborazione tra istituti di ricerca
e ospedali italiani d'eccellenza, tra cui per la pediatria
l'Istituto Gaslini di Genova. Vexavit e Dedalus le aziende
italiane che forniranno il software e i mezzi per realizzare il
progetto che prevede di monitorare e seguire un migliaio di
pazienti attraverso i dati raccolti da un braccialetto.
L'ospedale partner è il 'Moulay Youssef' di Rabat, che con un
investimento di circa 3 milioni di euro entra in rete per
tracciare il decorso dei pazienti, per circa 10 mesi. Obiettivo:
migliorare le cure e diminuire i tempi di ospedalizzazione ma
soprattutto, insiste il ministro Ait Taleb, "collaborare tra
medici, sfruttando la rivoluzione tecnologica che investe il
sistema sanitario, e che è necessaria dopo pandemie come quella
da Covid". In Marocco è già in corso il cambiamento verso il
tesserino sanitario digitale.
Soddisfatto l'ambasciatore Armando Barucco, "con il piano
Mattei l'Italia pone le fondamenta per un nuovo modello di
cooperazione paritaria con l'Africa". La commozione di Zaia
Seddiki non impedisce di ricordare l'ambasciatore Luca
Attanasio, ucciso in Congo nel 2021 e che proprio oggi avrebbe
compiuto 47 anni. "Il nostro progetto - dice - ricalca lo
spirito di Luca, sempre pronto a creare sinergie e a far nascere
relazioni unendo culture differenti".
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