La saga dell'emigrazione
italiana in Argentina dalla seconda metà dell'800, e l'arrivo
dalla Penisola a Buenos Aires di professionisti e imprenditori,
coraggiosi e visionari, decisi ad applicare le proprie
conoscenze per iniziative industriali sconosciute nel Nuovo
Mondo, è al centro di una Mostra fotografica inaugurata ieri
nella sala 'Roma' dell'Istituto italiano di cultura di Buenos
Aires (IIC)..
Con il titolo 'Saperi che non si dimenticano: il patrimonio
delle imprese e degli imprenditori italiani in Argentina' la
Mostra, curata da Francesca Fauri e Donatella Strangio, è il
frutto di un lungo lavoro di ricerca sviluppato, nell'ambito del
Progetto Erasmus+ della Commissione europea, da un team
dell'Università di Bologna con il sostegno del Punto Europa di
Forlì.
All'inaugurazione erano presenti, oltre alle curatrici Fauri
(Università di Bologna) e Strangio (Università La Sapienza di
Roma), l'ambasciatore d'Italia in Argentina, Fabrizio Lucentini,
la direttrice dell'IIC, Donatella Cannova, e Antonella Polimeni,
rettrice dell'Università La Sapienza.
I visitatori possono apprezzare nei 23 pannelli della Mostra,
già presentata a Genova e a Bologna, la storia di marchi noti
dell'eccellenza industriale italiana trasferita in Argentina
(Fiat, Pirelli, Necchi, Olivetti, Dalmine, Techint, Cinzano,
Branca e Martini & Rossi), e quella di altri che lo sono meno
(Canale, Grimoldi, Siam Di Tella, Gruppo Devoto, Cirigliano".
Uno dei ricercatori dell'iniziativa, Paolo Galassi, ha
spiegato all'ANSA che "l'idea è stata di proporre una
riflessione sul ruolo delle imprese italiane in Argentina e
sulla così detta 'trasmissione dei saperi' attraverso
l'immigrazione. Ne è emerso così un viaggio fotografico tra Roma
e Buenos Aires".
"Un itinerario - ha sottolineato - che si propone di
spiegare, attraverso le immagini, l'inserzione delle imprese
italiane nello sviluppo economico argentino del '900, e
trasmettere un'idea di quanto profondo sia stato l'intercambio
economico, culturale e simbolico tra i due Paesi".
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