"I dirigenti libanesi sono debitori di verità e di trasparenza nei confronti della loro popolazione", in particolare, riguardo l'esplosione di un anno fa nel porto di Beirut: lo ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, aprendo la terza conferenza internazionale dei donatori sul Libano. Ad un anno quel tragico evento, che causò oltre 200 morti, l'inchiesta è ad un punto morto, e Macron ha puntato il dito contro le responsabilità della classe politica libanese che - ha detto - sembra "scommettere sul deterioramento della situazione", un atteggiamento che ha definito "un errore storico e morale". All'avvio dei lavori la Francia ha promesso 100 milioni di euro per tentare di salvare il Paese dal baratro del collasso.
Il presidente della repubblica libanese Michel Aoun ha ringraziato oggi la comunità internazionale per gli aiuti finanziari promessi durante la nuova conferenza internazionale dei donatori, ma ha anche invitato i Paesi stranieri a "non abbandonare il Libano" in una fase in cui il Paese sta affrontando delle "conseguenze devastanti" della crisi e a un anno dall'esplosione del porto di Beirut.
Le autorità si attendono una partecipazione massiccia alle celebrazioni con un raduno popolare che culminerà alle 18.08 locali (le 17:08 in Italia), orario esatto in cui il 4 agosto dell'anno scorso si verifico la seconda più potente deflagrazione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio stoccate da anni nel porto di Beirut. Un terzo degli edifici della capitale furono pesantemente danneggiati costringendo circa 300mila persone ad abbandonare le loro case. I feriti, molti dei quali menomati e sfigurati a vita, sono stati più di seimila. Il governo libanese uscente ha nelle scorse settimane decretato il 4 agosto giorno di lutto nazionale. Le istituzioni pubbliche e le banche hanno chiuso oggi i battenti.
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