La politica torna a sconfinare nello sport. La minaccia Ue di far disertare alle proprie nazionali i mondiali di calcio del 2018 in Russia, per protesta contro la crisi ucraina, riapre il capitolo dei boicottaggi. Il 2018 è ancora lontano, ma fa scalpore la possibilità che una simile decisione diventi realtà, mutilando un grande evento sportivo di una parte dei suoi protagonisti, senza peraltro nessuna certezza di ottenere un risultato politico, se non quello di inasprire semmai le relazioni fra le parti. Finora i boicottaggi sportivi hanno riguardato soprattutto i Giochi Olimpici e solo nel lontanissimo 1934 hanno coinvolto il calcio. Quell'anno infatti l'Uruguay, offeso per l'assenza degli europei ai Mondiali di Montevideo del 1930, decise di disertare quelli in Italia. Poi nulla più.
Le Olimpiadi invece sono state un terreno più fertile per le operazioni di propaganda politica e i boicottaggi le hanno spesso colpite. Nel 1980 i Giochi di Mosca furono disertati dagli Usa e da altri 64 Paesi per protesta contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan avvenuta l'anno prima. Gli azzurri, tranne quelli dei gruppi sportivi militari, parteciparono sotto le insegne del Coni e senza inno nazionale. Il boicottaggio di Mosca 1980 riuscì in pieno, ma non ebbe alcun esito sull'invasione in Afghanistan, anzi provocò la ritorsione dell'Urss e di quasi tutti i Paesi del blocco comunista che, esattamente quattro anni dopo, in occasione dei Giochi di Atlanta, ricambiarono la cortesia e, inventando sedicenti pericoli per la sicurezza, disertarono l'evento.
A Pechino 2012 ci furono minacce di boicottaggio contro la politica repressiva della Cina in Tibet, ma senza esito. Quest'inverno ai Giochi di Sochi il tema boicottaggio, poi rientrato, riguardava invece la politica russa sui gay. Per manifestare il suo sostegno alla causa omosessuale il presidente Obama scelse un'icona gay nello sport, l'ex fuoriclasse del tennis Billie Jean King, per rappresentare gli Usa alla cerimonia d'apertura. Ai Giochi di Montreal nel 1976 Taiwan non partecipò perché non le fu consentito di presentarsi col nome di "Republic of China", e 27 Stati Africani si rifiutarono di presenziare a causa dell'ammissione ai Giochi della Nuova Zelanda, rea di aver partecipato mesi prima ad un incontro di rugby in Sud Africa, contri i padroni di casa, mentre era ancora in vigore l'apartheid. Venti anni prima, a Melbourne, erano state la crisi di Suez e l'invasione sovietica dell'Ungheria a convincere da un lato Egitto, Iraq e Libano, dall'altro Olanda e Spagna, a non inviare le rispettive squadre olimpiche. Anche la Cina, sempre per il caso Taiwan, non aveva partecipato. L'ultimo boicottaggio olimpico si ebbe nel 1988, con la decisione della Nord Corea di non partecipare per protesta contro l'esclusione dall'organizzazione dei Giochi, affidata esclusivamente a Seul.
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