"Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si rifiuta di rispondere alla nostra richiesta di organizzare un seminario internazionale composto da giuristi indipendenti per esaminare il fondamento giuridico delle sanzioni contro di noi".
L'incaricato d'affari dell'Ambasciata della Corea del Nord a Roma, Paek Song Chol, ribadisce che "le sanzioni sono illegali" e definisce "L'Onu uno strumento politico delle grandi potenze che aderisce a una politica di ostilità nei nostri confronti".
"Non intendiamo più tollerare le violazioni dei nostri diritti" ma "vogliamo risolvere la questione sanzioni in un ambito di legalità" e per questo già in gennaio "abbiamo inviato alle Nazioni Unite una richiesta perché un gruppo di giuristi di fama internazionale dica se le sanzioni sono legali o violano il diritto internazionale". "Non ci è mai arrivata una risposta" e questo "significa che sanno di essere nell'illegalità". Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza (la 2270 e la 2321) "sono un atto di violazione della nostra sovranità" sottolinea Paek Song Chol, ribadendo che "il nucleare è un diritto di un Paese sovrano per aumentare la sua capacità di difesa e che non c'e' nessuna legge internazionale che dica che un test nucleare o il lancio di un satellite sono una minaccia alla sicurezza del mondo". I Paesi membri del Consiglio di Sicurezza, aggiunge, "hanno fatto test nucleari più di 2000 volte e oltre 7000 lanci di satelliti, quasi ogni giorno lanciano missili balistici intercontinentali e, quindi, anche loro devono essere oggetto di sanzioni". Nessuno sconto, da parte di Paek Song Chol, neppure per la Cina. "Le potenze nucleari hanno lo stesso interesse a non voler vedere nascere altre potenze nucleari. La Cina ne fa parte".
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