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Migliaia in piazza, 'Bibi riporta gli ostaggi a casa'

Migliaia in piazza, 'Bibi riporta gli ostaggi a casa'

Il papà di due bimbe: 'Che c'entrano loro con Hamas?'

TEL AVIV, 04 novembre 2023, 22:09

dell'inviata Silvana Logozzo

ANSACheck
Manifestazione a Tel Aviv per il rilascio degli ostaggi © ANSA/EPA

"Nessuno nel mondo si ricorda più degli ostaggi, tutti hanno già dimenticato quei bambini, gli anziani, donne, ragazzi chiusi da 29 giorni nei tunnel di Gaza".
    A Tel Aviv lo sconforto lo raccontano in qualsiasi luogo, non c'è neanche bisogno di parlare con i parenti dei rapiti: il sentimento è unanime. Il senso di impotenza e di rabbia si è concretizzato nella sera di sabato nelle piazze di tutta Israele con migliaia di persone che manifestano, lo slogan non lascia dubbi: "Netanyahu, Galant, Gantz, le loro vite sono nelle vostre mani". Le stesse parole da Haifa a Gerusalemme, a Beer Sheva.
    A Tel Aviv i parenti dei sequestrati da ieri sera hanno piantato le tende davanti al ministero della Difesa: "Non andremo via da qui finché non torneranno a casa", hanno detto.
    Le famiglie chiedono al governo e ai militari di fare di più per il rilascio dei loro cari. Vogliono azioni efficaci e riavere indietro figli, mogli, padri, sorelle e fratelli. La pazienza non è più una categoria ammissibile, come dimostrano i fischi con cui è stato accolto oggi Gal Hirsh, il coordinatore del governo israeliano per gli ostaggi, nominato dal premier Benyamin Netanyahu. "Sei una vergogna, che stai facendo? Vai a casa", gli hanno urlato contro.
    Tra gli altri familiari in piazza c'è Yoni Asher, il papà di Aviv, due anni e mezzo, e Raz, 4 anni, prese in ostaggio con la madre Doron, 36 anni, dopo aver assistito all'assassinio della nonna la mattina del 7 ottobre nel kibbutz di Nir Oz. Lui quel giorno non c'era, ha visto la sua famiglia in un video postato dai terroristi sui social, caricata dai terroristi su un pick up sotto la minaccia dei mitragliatori, portata via verso Gaza.
    Mostra all'ANSA il filmato sul suo cellulare, tocca con un dito un punto: "Vedi, questa è mia moglie di spalle, qui di fianco si vede una manina, è di Aviv, la mia bambina piccola, va per i 3 anni". "Che c'entrano delle bambine con Hamas? Che cosa possono avere a che fare due bambine con la liberazione dei detenuti palestinesi? Quando torneranno a casa, che famiglia riavrò indietro? La nonna é stata uccisa, erano andate a stare con lei per lo shabbat, è morta nelle braccia di mia moglie davanti a loro. Hanno visto questo. Erano due bambine felici, ballavano, ridevano. Eravamo una famiglia felice". Yoni ha 36 anni, mentre parla a momenti i suoi occhi si assentano: "Non c'è più tempo per me, non ce la faccio più ad aspettare". Per dire che cosa passa per la testa di questo giovane padre ci vorrebbe un vocabolario inventato da zero dopo il 7 ottobre. Per ora ci sono solo le cronache di tutti i giorni, evidentemente insufficienti se anche il segretario di Stato americano Antony Blinken ieri in Israele ha definito "impressionante" che la brutalità del massacro avvenuto in Israele sia "svanita" nella memoria di così tante persone".
    Sabato, fin dalla mattina sono arrivati in migliaia a Tel Aviv in piazza del Museo, ribattezzata 'piazza dei rapiti e dispersi' in segno di solidarietà con le famiglie dei 242 ostaggi. Il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai ha aperto la manifestazione ricordando che Yitzhak Rabin (assassinato il 4 novembre) , "sapeva come prendere decisioni difficili. Netanyahu deve farlo ora e riportarci indietro i prigionieri".
    E la folla ha cantato tutta insieme: "Riportateli a casa.  Adesso".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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