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Bambini in ansia per la guerra, ma è giusto parlarne

Bambini in ansia per la guerra, ma è giusto parlarne

I medici consigliano sincerità e ascolto

ROMA, 19 marzo 2022, 08:11

Redazione ANSA

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Bambini ucraini in una scuola a Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

Bambini ucraini in una scuola a Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA
Bambini ucraini in una scuola a Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Ansia e insonnia, difficoltà a esprimere le paure. Anche se apparentemente spesso fanno finta di nulla, i bambini assorbono le preoccupazioni degli adulti per la guerra in Ucraina e le manifestano in diversi modi. Non è facile capire quale sia il modo migliore per parlare con loro di questi temi, ma farlo è giusto, partendo da sincerità e ascolto, senza esagerare con i dettagli. Non negare quanto accade ma porre l'attenzione sulle iniziative umanitarie, che portano speranza e raccontano il volto della solidarietà.

    "I genitori che frequentano gli studi dei pediatri di famiglia ci parlano di un impatto decisamente significativo che le immagini della guerra in Ucraina stanno avendo sui bambini italiani. Non trovando le parole per verbalizzare le loro inquietudini - spiega all'ANSA Mattia Doria, segretario nazionale alle attività scientifiche e etiche della Federazione italiana dei medici di Famiglia (Fimp) - possono tradurle in nervosismo, ansia e insonnia. Per ora non abbiamo dati sufficienti a dirlo, ma sappiamo da simili eventi precedenti, come la tragedia delle Torri Gemelle o lo scoppio dell'emergenza Covid, che i bambini interiorizzano lo stress e la paura".

    Come filtrare la comunicazione con i più piccoli e gestire reazioni di ansia sono domande molti genitori hanno posto ai medici. La prima cosa da fare, spiega un approfondimento sulla rubrica "Dottore, ma è vero che...?" della Federazione dell'Ordine dei medici (Fnomceo), "è porsi in atteggiamento di ascolto" e "con una domanda aperta dare loro la possibilità di spiegare che cosa hanno sentito, che cosa li turba di più". Si può chiedere, ad esempio, senza insistere troppo: a scuola avete parlato di che cosa sta accadendo? C'è qualcosa che ti preoccupa?. Se desiderano farlo, spiegano gli esperti, "lasciamoli parlare", accogliendo le loro emozioni, senza minimizzare le paure. "Un dialogo onesto li aiuterà a dare un nome a quello che sentono", mentre l'esposizione alla crudezza delle immagini, precisa la Fnom, "deve essere commensurata all'età e alla sensibilità", no all'eccesso di dettagli e al flusso continuo di notizie per aggiornarsi minuto per minuto. Ma "senza negare quel che sta accadendo" perché i bambini "percepiscono la preoccupazione degli adulti, anche se questi spengono il televisore". Infine è essenziale focalizzarsi sulla speranza che la crisi possa risolversi presto grazie all'impegno di tutti e rassicurarli che tante persone stanno portando aiuto e solidarietà, magari coinvolgendoli in piccoli gesti di supporto, da una raccolta fondi a un disegno che chieda pace.

    A preoccupare i pediatri sono anche i bambini in arrivo in Polonia dall'Ucraina, molti dei quali sono rimasti per ore sotto le macerie durante i bombardamenti o che hanno perso un familiare. "Spesso non parlano, non reagiscono agli stimoli del contesto esterno, sono assenti. Altri - afferma Damiano Rozzo, presidente della Ong Soleterre - sono molto agitati. Altri ancora giocano e disegnano. Potremmo dire che un terzo di loro ha problemi di grave trauma".    

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