Papa Tawadros II, il Capo della Chiesa copta, grande amico di Papa Francesco, sottolinea come "la battaglia contro la violenza e il terrorismo si fa con il dialogo, isolando coloro che cercano di coprire i loro gesti con concezioni sbagliate della religione". E anche Anba Yolios, il vescovo del Cairo vecchio, dice sicuro: "In Egitto non abbiamo paura. Gli egiziani sono coraggiosi e quando accade un attentato il numero delle persone in Chiesa aumenta".
E certo impressiona vedere le chiese piene, i monasteri ricchi di vocazioni, le suore pronte ad aprire comunque la porta a chiunque bussa. Nella Chiesa 'sospesa', una delle più importanti della capitale egiziana, e dove c'è ancora un antico cunicolo segreto per mettere in salvo l'Eucarestia in caso di attacchi, basta alzare gli occhi al soffitto per vedere le telecamere puntate. Se si esce fuori città, a sorvegliare i monasteri, addirittura presidi con i carri armati. Nella Chiesa sul Nilo al Maadi, tappa del viaggio della Sacra Famiglia secondo la tradizione, i militari presidiano l'ingresso senza pause. E pensare che qui c'è ancora il sottopasso attraverso il quale si fuggiva verso il fiume, con le barche sempre pronte a salpare.
Il passato e il presente che si mescolano. Come per Mike, giovane poliziotto copto, uno degli 'angeli custodi' di pellegrini e turisti, con la mitraglietta che spunta dalla giacca. Mostra lo smartphone sul cui schermo spunta un San Giorgio trionfante. "E' il mio santo preferito", dice sorridendo; uno strappo alla regola, quel sorriso, nelle giornate scandite dalla tensione quotidiana. San Giorgio: martire ma con la spada in mano. Come Abu Seifin, altro santo le cui icone tappezzano ogni luogo di culto, che di spade ne ha addirittura due.
"Il governo sta facendo il possibile per proteggere le chiese ma l'apprensione resta", ammette il Nunzio apostolico in Egitto, monsignor Bruno Musarò, in una sede dove la sorveglianza è ormai 24 ore su 24. "Ma i cristiani - sottolinea - sanno perdonare. Ho incontrato qualche tempo fa una madre che aveva perso il figlio nell'attentato di Minia, del maggio di quest'anno, e mi ha detto che come cristiana non poteva non perdonare".
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