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Disposta la riesumazione della salma di Liliana Resinovich

Disposta la riesumazione della salma di Liliana Resinovich

Lo ha stabilito la Procura di Trieste

TRIESTE, 04 gennaio 2024, 13:20

di Alice Fumis

ANSACheck

Liliana Resinovich con il marito Sebastiano Visintin - RIPRODUZIONE RISERVATA

Liliana Resinovich con il marito Sebastiano Visintin -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Liliana Resinovich con il marito Sebastiano Visintin - RIPRODUZIONE RISERVATA

A due anni dalla sepoltura nel cimitero di Sant'Anna a Trieste, la salma di Liliana Resinovich sarà riesumata. Una procedura "opportuna", secondo la consulente della Procura di Trieste, l'antropologa forense Cristina Cattaneo, cui è stato affidato il compito di redigere una perizia medico-legale per fare chiarezza sulle cause che hanno portato alla morte della 63enne. L'auspicio del fratello di Liliana, Sergio, è che ora "si arrivi alla verità". Anche il marito Sebastiano Visintin attende "risposte".

L'atto è stato emanato oggi, come spiega una breve nota firmata dal procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo: il sostituto procuratore titolare del procedimento, Maddalena Chergia, "ha disposto con la procedura dell'accertamento tecnico non ripetibile il conferimento, a un collegio di consulenti, dell'incarico di riesumazione della salma di Liliana Resinovich". Gli esperti sono convocati per fine mese, con "debito avviso ai prossimi congiunti della deceduta e ai rispettivi difensori"; "prevedibilmente - conclude De Nicolo - al formale affidamento dell'incarico farà sollecito seguito l'attività consulenziale prevista". Il mandato all'anatomopatologa prevede la stesura di una nuova consulenza che accerti le lesioni riscontrate sul cadavere della donna, la loro origine, il mezzo che le ha prodotte, la datazione e ogni altro elemento utile a qualificare il decesso quale conseguenza di una azione suicidaria o di un fatto attribuibile a terzi. Cattaneo - che in passato si era occupata di casi come quelli di Yara Gambirasio, David Rossi, Stefano Cucchi e Elisa Claps - ha assunto l'incarico dopo che il gip del Tribunale di Trieste Luigi Dainotti lo scorso giugno aveva respinto la richiesta di archiviazione sul caso, avanzata dalla Procura, e disposto un supplemento di indagini, procedendo non più per sequestro di persona ma per omicidio e indicando 25 punti di nuovi accertamenti.

Dunque nuovi esami medico-legali, analisi degli account e dei dispositivi digitali di tutte le persone coinvolte - in particolare Sebastiano Visintin e l'uomo cui Liliana era legata affettivamente, Claudio Sterpin - comparazioni di Dna, escussioni di varie persone. A oggi però il giallo di Trieste resta ancora irrisolto e sono diversi gli interrogativi a cui dare risposta.

Liliana Resinovich era scomparsa dalla sua casa di via Verrocchio a Trieste il 14 dicembre 2021. Il suo cadavere fu ritrovato una ventina di giorni dopo, il 5 gennaio 2022, nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, non lontano dalla sua abitazione. Giaceva tra la vegetazione con un sacchetto di plastica in testa, legato da un cordino, e chiuso in due sacchi neri, infilati rispettivamente dall'alto e dal basso. Secondo l'autopsia, la donna era morta per "uno scompenso cardiaco acuto"; non erano stati rilevati "traumi da mano altrui atti a giustificare il decesso".

Ulteriori indagini della squadra mobile, perizie e accertamenti, susseguitisi nel tempo, avevano portato la Procura, lo scorso febbraio, a chiedere l'archiviazione del caso, stabilendo che l'allontanamento da casa, come la morte, fossero stati intenzionali. Un epilogo che i familiari però hanno sempre respinto, opponendosi davanti al Gip. L'ipotesi del suicidio non è mai stata presa in considerazione da Sergio Resinovich. La notizia di oggi accende in lui dunque una nuova speranza. L'auspicio, ribadisce, è che dalla riesumazione, per quanto "dolorosa", "si possa arrivare alla verità": "Finché riuscirò - promette - non mi fermo. Io voglio sapere cosa è successo" a Liliana. Anche il marito della 63enne, Sebastiano, spera che il nuovo esame "possa dare delle risposte", "dopodiché - conclude - io aspetto il nulla osta per cremare Liliana, questo è quello che interessa di più a me".

La morte due anni fa a Trieste, tra ipotesi suicidio e omicidio

di Francesco De Filippo

"Tutti noi sappiamo che ci sono delle contraddizioni da comprendere e siamo abituati a capire che spesso una nuova autopsia può svelare elementi che inizialmente potrebbero non essere stati chiariti". Poche parole, ma che danno corpo a una azione di deciso approfondimento di una vicenda inquietante e rimasta in sospeso. Una azione innescata dal Gip di Trieste Luigi Dainotti pochi mesi fa. Le parole sono quelle pronunciate nel corso della trasmissione televisiva "Quarto grado" dall'ex capo del Ris, Luciano Garofalo, oggi consulente del marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin.

La vicenda e', appunto, quella di Liliana, la donna di 63 anni scomparsa da casa, in via Verrocchio a Trieste, il 14 dicembre 2021 e ritrovata morta il 5 gennaio 2022 nel parco dell'ex Ospedale psichiatrico a San Giovanni. Il cadavere verrebbe dunque riesumato per essere sottoposto a nuovi esami autoptici, evidentemente alla ricerca di elementi che possano individuare le cause della morte. Sono in molti a ritenere, infatti, che l'ipotesi del suicidio sia un azzardo viste le caratteristiche del ritrovamento del corpo: la testa infilata in uno e poi un secondo sacchetto di plastica di quelli utilizzati per la conservazione degli alimenti chiusi intorno al collo, e il corpo a sua volta infilato in due grossi sacchi neri per i rifiuti, uno dall'alto e uno dal basso. Davvero originale, per non dire anomalo, modo di suicidarsi.

Ma tant'e' : dopo un anno di indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm Maddalena Chiergia, e nonostante le numerose perizie effettuate sia sul corpo che su reperti, non fu individuata alcuna traccia che potesse far addebitare a terzi la responsabilita' della morte e nemmeno un coinvolgimento di alcuno a vario titolo. Dunque, non restava che l'ipotesi del suicidio, considerata l'unica compatibile.

La Procura aveva anche escluso una eventuale segregazione di Liliana individuando in un arco temporale di pochi giorni dal ritrovamento del cadavere, il momento della morte. Il primo a non crederci fu il Gip del Tribunale di Trieste Luigi Dainotti che in giugno rigetto' la richiesta di archiviazione del caso e smonto' l'intera ricostruzione della vicenda indicando 25 punti di nuovi accertamenti e disponendo di riaprire le indagini procedendo non piu' per sequestro di persona ma per omicidio.

Dunque nuovi esami medico-legali, analisi degli account e dei dispositivi digitali di tutte le persone coinvolte - in particolare il marito Visintin e l'uomo cui era legata affettivamente, Claudio Sterpin - comparazioni di Dna, escussioni di varie persone. La richiesta di riesumare la salma e' stata piu' volte ribadita in passato da Sergio Resinovich, il fratello di Liliana. "Mia sorella non si sarebbe mai uccisa". Dunque, "per me la tesi del suicidio non e' valida", ha sempre ripetuto.

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