Tim svaluta i suoi asset fiscali,
più precisamente stralcia le imposte differite che aveva
inserito a bilancio nel 2020, per quasi 2 miliardi e questo
porta i conti in profondo rosso. Senza le partite straordinarie
i 9 mesi si chiudono comunque in perdita per 361 milioni di euro
(nello stesso periodo del 2021 e prima dei profit warning era
positivo per 310 milioni di euro).
Il Cda, spiega una nota, ha deliberato la revoca del
riallineamento dell'avviamento, come consentito dalla Legge di
Bilancio di previsione dello Stato italiano per l'anno
finanziario 2022 e come dettagliato nel Provvedimento del
Direttore dell'Agenzia delle Entrate, pubblicato il 29
settembre. L'obiettivo, spiega una nota, è "rafforzare nell'anno
in corso e nei successivi il percorso di investimenti a
carattere industriale per il sostegno dei diversi ambiti di
business, che si pongono quale alternativa rispetto all'impiego
finanziario correlato al pagamento dell'imposta sostitutiva sul
riallineamento".
Sono così state interamente stralciate, per un importo netto di
1.964 milioni di euro, così dettagliato: onere di -2.656 milioni
per lo stralcio delle attività per imposte anticipate di Tim e
provento di 692 milioni di euro per lo storno dell'imposta
sostitutiva che era stata stanziata per il riallineamento.
Il risultato netto dei primi nove mesi del 2022 attribuibile
ai soci della controllante registra così una perdita di -2.728
milioni di euro (-10 milioni di euro nei primi nove del 2021).
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