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Codignola e la Buchmesse come era

ADELPHI

Codignola e la Buchmesse come era

La Fiera del libro di Francoforte raccontata come un romanzo

ROMA, 11 agosto 2021, 10:14

Paolo Petroni

ANSACheck

MATTEO CODIGNOLA, ' 'COSE DA FARE A FRANCOFORTE QUANDO SEI MORTO ' ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

MATTEO CODIGNOLA,  	' 	'COSE DA FARE A FRANCOFORTE QUANDO SEI MORTO 	' 	' - RIPRODUZIONE RISERVATA
MATTEO CODIGNOLA, ' 'COSE DA FARE A FRANCOFORTE QUANDO SEI MORTO ' ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

I libri sul mondo dei libri hanno veri appassionati che non sono solo gente del mestiere, ma anche lettori forti che amano andare dietro le quinte e capire come nasce quell'oggetto che hanno in mano e che tanto li avvince. Ci sono mille modi per raccontarlo, ma per coinvolgere il lettore comune bisogna avere la forza di costruire un racconto, scegliere dei personaggi e un punto di vista di chi conosce tutto molto bene ma sa anche prenderne le distanze e avere uno sguardo ironico e avventuroso assieme.
    E' quel che fa Matteo Codignola che lavora dagli anni '90 come editor e traduttore per la casa editrice Adelphi, scrivendo quasi un romanzo e una storia on the road, prima in automobile, dall'Italia alla Germania, poi a piedi, percorrendo i chilometri di viali e corridoi, ''le tundre di moquette delle Halle, i lugubri sottopassi steampunk'' della Buchmesse, ovvero la Fiera del libro di Francoforte in cui si incontrano e scontrano ogni anno per 5 giorni gli addetti ai lavori di tutto il mondo per vendere e comprare titoli, scoprire nuove opere, lanciare autori.
    Un macrocosmo eclatante, esaltante ed eccessivo tanto è enormemente cresciuto da quando nacque nel 1949, arrivando a dar spazio negli anni più gloriosi a oltre nove mila espositori e accogliere una folla di 300mila visitatori specializzati. E' li che nascono i best seller, è li che si va a cercare il libro dell'anno, il cosiddetto Libro della Fiera, ''oggetto misterioso che tutti tranne te avevano letto, e che tutti erano venuti in Germania apposta per comprare'' in aste vere e false, in cui è possibile anche prendere una fregatura da abili agenti che fanno credere a uno che un altro è interessato a quel titolo, sussurrando come fosse un segreto e di cui è possibile leggere solo poche righe. E se la fiera è il luogo degli scontri, quello degli incontri è l'Hotel Frankfurterhof dove si svolgono di continuo cene e party più o meno grandiosi ma dove è d'obbligo almeno farsi vedere.
    Codignola ha il suo modo, sempre di buon ritmo (del resto è appassionato tennista, sport cui ha dedicato un libro) e ironico, di raccontare e, per esempio, definire ''sale d'aspetto dell'Immigration center'' gli stand italiani che danno ricetto a un'umanità dolente e giornalisti in cerca di notizie, e quelli tedeschi, di design e con ritratti d'autore sulle pareti, dove siedono ''signore anche attraenti, per le quali il nome Hermes ha un suono materlineare, e signori che si direbbe usino vecchie copertine Deutsche Grammophon come uno specchio, dove darsi una controllatina prima di uscire di casa''. Una realtà e dei meccanismi quelli della Buchmesse il cui racconto viene colorato con sapienza, innanzitutto col ritratto del suo abituale compagno di viaggio in automobile (per evitare di viaggiare con altri editor e editori) da Milano a Francoforte: il fotografo Basso (Cannarsa?) che lo funesta con i propri guai sentimentali tra una telefonata e l'altra, o gli parla del valore per i giornali dei ritratti fatti ai Nobel, con Handke che era stato un buon colpo alla Jelinek che non valeva nulla. Un viaggio sempre un po' avventuroso grazie alla polizia elvetica, che una volta lo trova persino con la patente scaduta e sono guai, ma ingentilito dall'amata sosta all'autogrill di Neuenkirch appunto in Svizzera dove si mangia ''uno dei Cordon bleu - con rosti ovvio - migliori d'Europa''.
    Poi ci sono i tanti personaggi che alla fiera cercano di avere un ruolo e sperano o credono di fare scoperte eccezionali di libri girando per gli stand meno frequentati. Con l'Editore (Calasso), mai citato col proprio nome, ecco Simonetta con la concretezza di chi si occupa di contratti e poi altri, tra cui spiccano per la forza dei ritratti ''il nostro germanista'', con cappotto e cappello di pelle nera e l'attenzione per le persecuzioni degli ebrei, e ''il nostro sinologo'' con ''giacca tecnica da ghiacciaio, rossa, e cappellone di feltro a larghissime tese e laschissimo sottogola'' e che vorrebbe pagare tutto in monete orientali.
    Tutto fino alla fine, quando si scopre che questo è oramai un mondo di fantasmi, che quella realtà, grazie al web, alle mail in tempo reale, non esiste quasi più perché tutto si contratta prima e fuori della Fiera, che resta un punto di incontro per chi crede nei rapporti anche umani e non solo di affari, come appunto Codignola e il fotografo Basso che vi andranno sempre come nulla fosse cambiato (ma è stato rimodernato anche l'autogrill svizzero) e la Buchmesse non venisse pian piano inglobata da ''un festival di Cosplayer'' che un tempo coincideva solo con l'ultimo giorno.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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