TORINO - E' un romanzo di spie, politico, sulla vita quotidiana in Spagna nel dopoguerra, di amicizia ed è anche un'indagine sull'identità. E' un libro che con le sue 800 pagine può spaventare 'I pazienti del Dottor Garcia' (Guanda) di Almudena Grandes e la scrittrice ne è consapevole. Ma poi, se entri nella storia, non la vuoi abbandonare. "In Spagna il libro sta andando molto bene. Ho la fortuna di avere lettori che mi seguono e comprano i miei libri. Io devo scrivere quello che credo sia giusto. Pazienza se occupa molto spazio. Questa è una storia complicata per l'estensione biografica, è spagnola ma anche europea. E' la soddisfazione di un impulso politico e morale e un'opportunità di ringraziare lo sforzo dei resistenti" dice all'ANSA la Grandes al Salone del Libro di Torino.
"Ci sono più di 200 personaggi, molti sono reali ne 'I pazienti del Dottor Garcia'. E' un romanzo di finzione attorno a un fatto storico reale, la rete clandestina Stauffer diretta da una donna che ha aiutato a scappare quasi mille criminali di guerra, nazisti, sottraendoli alla giustizia. E nonostante questo Clara Stauffer, nazista e falanghista, ha vissuto la sua vita, indisturbata, nella sua casa, senza nessun problema" dice all'ANSA la Grandes che ha lavorato 4 anni a questo libro. I protagonisti, Guillermo, chiamato il "medico dei rossi", che presta soccorso ai repubblicani, e il misterioso Manolo, che di mestiere fa la spia, impegnati a smascherare questa rete "sono personaggi d'invenzione, mentre la figura di Clara e i nazisti che scappano attraverso Madrid sono personaggi reali, quasi tutti" sottolinea Almudena che nel romanzo si spinge oltre la Spagna, tra Svizzera e Inghilterra, Germania e Russia, Stati Uniti e Argentina.
"La Stauffer non avrebbe avuto successo se Peron in Argentina non avesse raccolto tutti questi rifugiati. Il dramma del mio Paese - spiega l'autrice - è stato che alla fine della seconda guerra mondiale è stato evidente che alle democrazie occidentali piaceva più Franco che la democrazia spagnola e non hanno fatto nulla per la gente che si opponeva alla dittatura" afferma la scrittrice. E aggiunge: "I nazisti hanno perso la guerra ma hanno vinto il dopoguerra. Hanno convinto gli alleati che il nemico era Stalin, non loro". Ma la Grandes non vuole parlare del passato. Pensa alla Spagna di oggi e di quello che è successo con il referendum per l'indipendenza della Catalogna dice senza mezzi termini: "nessuno può obbligarci a scegliere fra il peggio e il peggio. Il premier Mariano Rajoy e il leader catalano Carles Puigdemont sono molto simili, hanno un'ideologia conservatrice" afferma. L'autrice de 'Le età di Lulù' per questo affresco storico ha dovuto fare molte ricerche.
"La storia dei nazisti che sono sfuggiti alla giustizia alleata è molto complicata perché è fatta di clandestini e non c'è una documentazione diretta. Ho dovuto cercare la via per trovare notizie, ma a me piace studiare, fare ricerche. E' stata un'avventura, non una tortura" spiega. In fondo, 'I pazienti del Dottor Garcia', pubblicato nella traduzione di Roberta Bovaia, fa parte di quella serie di sei romanzi - questo è il quarto - in cui la Grandes racconta i 25 anni della dittatura di Franco dal punto di vista dei resistenti. "I sopravvissuti sono i miei personaggi preferiti. Non c'è un trionfo così degno, umano e ammirabile come la sopravvivenza" sottolinea. In fondo l'autrice de 'Le età di Lulù' ha sempre scritto la stessa storia, quella della Spagna del XX secolo. "Ma ho scritto prima la seconda parte e adesso quella iniziale. Gli anni '70 sono gli anni in cui cominciano le storie di Lulù, di Malena e delle donne di Atlante di geografia umana. Ne 'I pazienti del Dottor Garcia' ci troviamo nella prima parte. Certo, i miei personaggi non erano mai andati così lontano".
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