Cosa sarebbe stata Zadie Smith se non le fosse piaciuto leggere, se non avesse passato tanto tempo in biblioteca, seduta, se non avesse avuto fratelli? Cosa sarebbe successo se si fosse dedicata alla politica, alla musica, alla danza? La scrittrice entra in questo gioco in cui è bello immaginare cosa non siamo stati o cosa avremmo potuto essere, nel suo nuovo coinvolgente romanzo 'Swing Time', pubblicato da Mondadori nella traduzione di Silvia Pareschi. E' la storia di un'amicizia fra adolescenti, quella fra Tracey e la narratrice che sono simili, anche fisicamente, ma diverse. Si conoscono alla prima lezione di danza ed è questo ad unirle e a diventare anche l'elemento di una competizione sotterranea.
"E' come se avessi scritto un libro su una strada che non ho mai preso. Come se stessi recitando la mia falsa autobiografia.
Una vita immaginata. Avrei potuto fare la carriera musicale ma la lettura è sempre stata l'amore della mia vita. E questa falsa biografia è risultata molto convincente. Amici che mi conoscono bene hanno anche creduto fosse vero che era morta mia madre, come accade nel romanzo. Mi hanno chiamato e detto: 'mi dispiace sia morta tua mamma'. Mia madre poi non è mai stata un'attivista politica come il personaggio che descrivo nella storia" dice all'ANSA Zadie Smith con le sue inconfondibili lentiggini sulle guance e come sempre una sciarpa arrotolata sulla testa.
Con questo libro, diverso dagli altri e con cui torna nel mondo dei sobborghi multiculturali, Zadie Smith ha vinto il Premio Hemingway 2017 per la Letteratura. La premiazione per "la grazia naturale della scrittura, che non perde mai il ritmo e sa raccontare con acuminata precisione e urgenza, il mondo dei sobborghi multiculturali, le ingiustizie sociali ma anche i sogni e i desideri della nostra epoca", sarà il 17 giugno a Lignano Sabbiadoro.
Di padre inglese e madre giamaicana, la Smith, che è cresciuta a Londra e da anni vive in America, è diventata un caso editoriale a 23 anni con 'Denti bianchi' e se dovesse dire come la Zadie di allora giudicherebbe quella di oggi, il giudizio sarebbe positivo. "Potrebbe essere contenta di avermi visto scrivere libri. E' una cosa che volevo fare e ho fatto" spiega la scrittrice, in questi giorni a Roma, che oltre ai romanzi fra cui 'NW' è anche autrice di saggi, appassionata di musical, ballerina di tip tap.
Quando ha cominciato a scrivere 'Swing Time' la Smith aveva un bimbo neonato. "Stavo lavorando a un romanzo più complicato, di fantascienza ma ho dovuto sospenderlo perché avrei dovuto fare ricerche in biblioteca, ma con un neonato scatenato era impossibile. Per Swing Time non era necessario farlo. Musica e danza sono due cose che ho sempre amato nella mia vita, anche se si dice che se scrivi delle cose che ami finisci per odiarle. La storia doveva essere di 120 pagine, un po' come se fosse una linea retta senza interruzioni. Ma il proposito non è stato proprio mantenuto e le pagine sono diventate 400, i personaggi hanno molte sfumature, vanno un po' a zig zag" spiega e aggiunge: "Mi ha colpito una frase di Rushdie che dice: 'Le nostre vite ci insegnano chi siamo'".
Classe 1975, l'autrice ricorda come "quelli della sua generazione dessero molta importanza al concetto di meritocrazia. Non c'erano ostacoli tra il successo e te se avevi talento e ti comportavi in un certo modo. Potevamo avere aspettative. Oggi le ragazze non hanno una rotta da seguire e non si fa neppure più finta che ci sia la meritocrazia. La società inglese è sempre più stratificata con sempre meno possibilità di passaggio dall'una all'altra classe". E della presidenza di Donald Trump che pensa? "Spero finisca in fretta" sottolinea, mentre sta già lavorando "a un libro sull'Inghilterra del 1840-50 completamente incentrato sul lavoro di ricerca e molto divertente. Si basa su fatti storici rimaneggiati con due storie che si intersecano" afferma. Il romanzo di fantascienza può aspettare ancora un po'.
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