ALESSIO TORINO, 'TINA' (MINIMUM FAX, pp. 142 - 14,00 euro) Un mare invaso dalle meduse, in cui immergersi può significare ustionarsi, appare un po' come la metafora dell'affaCciarsi inquieto all'adolescenza fatta di scoperte di Tina, che a otto anni si comporta in modo che tutti la scambino per un maschietto, a cominciare dal non volere indossare un bikini ma un paio di calzoncini da ginnastica, un'estate a Pantelleria dove va, dopo la separazione dei genitori, con la madre e la sorella Bea. Dopo le storie più scottanti di 'Tetano' e di 'Urbino, Nebraska', Alessio Torino propone questa vicenda delicata e intrigante, la cui misura e forza è appunto nel riuscire a rendere lo sguardo di una bambina su un quotidiano di gente in vacanza, di bagni, pettegolezzi e cene, di adulti che si amano o che si ubriacano al bar Alta Marea, di vita diversa dalla sua su cui pesa, assai più che per la più grande sorella Bea presa dal suo diventare donna, l'assenza del padre musicista che giocava con lei, che le costruiva aquiloni e che ora si è invaghito di una sua giovane allieva. Un'assenza appunto, un vuoto attraverso cui si insinuano incertezze che mettono in crisi il sicuro mondo infantile. Col padre ci sono telefonate fatte di nascosto, c'è il ricordo di porte aperte inopinatamente. E Tina, osservando il mondo attorno a sé con semplicità, senza alcuna forzatura narrativa o emotiva, cresce un po' come capitava all'Agostino di Alberto Moravia. Questo di Torino è insomma un delicato, insinuante romanzo di formazione scritto con uno stile di grande nitore e apparente semplicità, delicato e dal sapore appena nostalgico, che usa il microcosmo dell'isola e le libertà estive per far risaltare a contrasto il mondo di azioni e reazioni, di sussulti e sospetti, di interrogativi e di piccoli piaceri e sfide di Tina col suo sguardo al futuro, raccontandocela come dall'esterno, come facendocela seguire e vedere in una tensione che è quella del crescere, più che spiegandocela e rivelandone esplicitamente i sentimenti.
Acquistano così importanza, proprio nell'interazione con la piccola protagonista, gli altri personaggi, oltre alle ansie della madre, che comunque è un punto di riferimento, e le infatuazioni di Bea, tutti con la loro umana contraddittorietà e volubilità, dalla nuotatrice francese Parì al suo fidanzato e il loro far l'amore, dal cuoco e gestore di Alta marea al più problematico Charles, canadese ritiratosi sull'isola come in fuga e pronto a annegare nell'alcol, ma anche a rischiare di farlo in mare in un momento di disperata ubriacatura, eppure con un suo fascino e trasformazione se in un primo tempo alla domanda da spiaggia estiva "quale è la cosa più felice per un essere umano" risponde "non essere mai nati", ma poi cambia e dice "conoscere Tina", che, in fondo, è anche quello che potrebbe rispondere il lettore.
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