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Popolizio, il mio 'M il figlio del secolo'

Teatro

Popolizio, il mio 'M il figlio del secolo'

Popolizio, non vedrete puntata di Rai Storia, è allegoria potere

MILANO, 31 gennaio 2022, 13:22

di Gioia Giudici

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Trasformare un materiale storico in sostanza squisitamente teatrale: è la scommessa fatta da Massimo Popolizio con 'M il figlio del secolo', il romanzo (Bompiani) di Antonio Scurati sull'ascesa di Mussolini, da cui l'attore e regista ha tratto lo spettacolo che debutta il prossimo 2 febbraio al Piccolo di Milano. "Ci abbiamo lavorato tantissimo, abbiamo smontato e rimontato il testo, quello che va in scena - racconta Popolizio - credo sia l'undicesimo copione e non c'è una riga di fiction, tutto è preso dalle parole di Scurati". Rispetto al libro, Popolizio - che in scena interpreta il Mussolini 'teatrante' - ha scelto di dividere la storia in 31 capitoli, o quadri, con titoli come 'Il cadavere'. "Non vedrete una puntata di Rai Storia, tanto vale vedere Mieli che è più bravo" scherza il regista, spiegando di aver voluto sfuggire l'aderenza stretta anche perché "ho avuto la fortuna di fare Mussolini al cinema (nel film di Luca Miniero del 2018 'Sono tornato', ndr) e conosco la difficoltà di recitare con il fez e gli stivaloni, di dare credibilità a quel tipo di figura". La chiave di lettura che interessava al regista è un'altra: "credo che sia - riflette - uno spettacolo altamente popolare, un piccolo Brecht italiano, con dell'ironia nera". Certo, la piece ha un suo valore intrinsecamente politico, ma emerge da solo: "certe parole sembrano d'allarme per l'attualità, non abbiamo evidenziato i collegamenti con le parole dei leader non solo italiani ma mondiali perché M non è una cosa solo italiana, è un'allegoria sul potere - sottolinea - attraverso una lente italiana". In questa lettura, spicca l'uso delle inflessioni dialettali: accanto allo stesso Popolizio, e a Tommaso Ragno, che interpreta Benito Mussolini, ci sono diciotto attori per circa ottanta ruoli e ognuno parla la sua lingua regionale. "La regionalità - spiega ancora Popolizio - è la visione italiana di come la Penisola sia il laboratorio del disastro futuro". Rispetto al libro, ci sono figure come il reporter e lo spazzino, ma anche un richiamo al pubblico, che viene chiamato come complice della rappresentazione. "Con un'operazione così - riflette Popolizio - ti prendi dei rischi: quando fai Pirandello o Cechov lo puoi fare bello o brutto, ma sai che comunque funziona, questo non è un riadattamento ma una drammaturgia contemporanea". Lo stesso Scurati "sa benissimo di non ritrovare il suo libro ma un'opera diversa e mi ha lasciato completamente libero". Oltre che lo spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, con il Teatro di Roma e Luce Cinecittà, il libro vincitore del premio Strega 2019 - come annunciato dallo stesso Popolizio - diventerà presto anche una serie tv. Per ora, il debutto a Milano, e poi l'Argentina di Roma, per questo spettacolo che "evidenti ragioni - sottolinea il direttore del Piccolo Claudio Longhi - rendevano necessario". Una piece con cui il Piccolo rivendica "la funzione di teatro pubblico in cui esercitare un confronto necessario in un paese che fa fatica a fare i conti con il suo passato". Non a caso, lo spettacolo sarà accompagnato da una serie di incontri e appuntamenti organizzati in collaborazioni con l'Anpi e altre istituzioni culturali milanesi.
   

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