MILANO - Due ore e mezza di groove e colori: così i Subsonica tornano nelle grandi arene live italiane con il '8 tour', che il 18 febbraio ha fatto tappa al Mediolanum Forum di Assago per la prima di due date consecutive milanesi che hanno richiamato circa 14mila spettatori (dato degli organizzatori). Con 'Bottiglie rotte' il concerto parte subito dall'ultimo album parte e all'ultimo album ritorna altre otto volte, per dichiarare apertamente il ritorno a casa rappresentato da questo lavoro, con i suoi rimandi agli anni '90 che in scena diventano talora evidenti (specie dopo il cambio d'abito nel secondo atto) ma più spesso sono intrecciati nelle trame sonore. Quelle contaminazioni pop, rock e dance che diedero vita alla band torinese si manifestano in un prologo dove passato e presente rimbalzano tra 'Discolabirinto', la cover di 'Up Patriots to Arms' e 'Nuova ossessione', seguite dall'esplicito omaggio nineties 'Jolly Roger'.
Mentre Max, Ninja, Samuel, Vicio e Boosta aprono e chiudono cerchi temporali, lo spettacolo presenta caratteri tutt'altro che passatisti: posizionati su cinque pedane mobili, i musicisti sono sovrastati da dieci schermi sui quali passano forme geometriche, campiture di colore, frammenti di videoclip e altre immagini realizzate da Donato Sansone oltre a riprese live che inquadrano i cinque da vicino. Gli stessi pannelli si muovono e cambiano disposizione, conferendo ad ognuno dei ventotto brani in scaletta un'estetica unica. Il gruppo è tutt'altro che statico, però, anzi come da abitudine Samuel dirige platea e spalti fra applausi e salti, merito anche delle forti dosi di groove inoculate da nuovi brani come 'Fenice' e 'Punto critico'. "Non ci sono più tante band che vi fanno ballare oggi in Italia", dice Samuel, stuzzicando le migliaia di persone radunate in un movimento collettivo. Più che rievocazione, c'è un senso di reinvenzione: come quando nel secondo atto arriva il concittadino Willie Peyote, guest star del tour, per il featuring 'L'incubo', la sua traccia 'I cani' in versione riarrangiata, e per unirsi alla canzone più vecchia in scaletta, 'Radioestensioni', che il rapper confessa di aver ascoltato a ripetizione da giovane fan. Se hit come 'Liberi tutti' o 'Nuvole rapide' spiccano, altrove è acuto il senso di continuità, ad esempio tra la favola distopica 'Aurora sogna' del 1999 e lo scenario oscuro ma reattivo di 'La glaciazione' del 2007.
Il momento più intenso è su 'Le onde', toccante omaggio al produttore Carlo Ubaldo Rossi commentato da un apparato visuale fatto di neri profondi. A questo segue l'ultimo slancio adrenalinico del live, da 'Il cielo su Torino' e 'L'odore' fino alla acida e ossessiva 'Benzina Ogoshi' e il potente epilogo con 'Strade'. Ma prima della fine, i Subsonica non possono esimersi dalla loro hit per eccellenza, 'Tutti i miei sbagli', che esige dal pubblico l'ultimo tributo di voce dopo una serata passata a saltare e cantare.
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