Patrizia Cavalli "è stata la voce
poetica più importante e più amata dell'ultimo quarto di secolo
italiano". Lei, non cattolica, "avrebbe molto desiderato, che le
sue ceneri fossero deposte nel cimitero acattolico di Roma". Si
condensa in queste parole la lunga lettera-appello rivolta da
intellettuali, artisti, amici della grande poetessa scomparsa
alla direttrice del cimitero acattolico di Roma perché le sue
ceneri vi vengano deposte secondo quello che era il suo
desiderio.
Gli amici ricordano le tante raccolte di poesia tradotte in ogni
lingua, le sue traduzioni per il teatro, i numerosi e
prestigiosi premi arrivati nel percorso di una carriera
luminosa, riconosciuta nella sua potenza da grandi scrittori e
critici, a cominciare da Elsa Morante che la scoprì, senza
dimenticare i lettori che l'hanno sempre amata moltissimo.
Patrizia Cavalli, sottolineano gli autori dell'appello, "è
stata una voce poetica amata e quasi venerata dalla città in cui
ha vissuto, Roma, che ha saputo descrivere, raccontare e
poetare, attraverso cinquant'anni, in versi e in prose". Le sue
esequie sono state svolte "senza alcun segno né cerimonia
religiosa". Da qui l'appello: "Crediamo che sarebbe importante,
per la città di Roma, onorare la memoria di Patrizia Cavalli in
un luogo di tale bellezza, insieme alla memoria dei molti altri
poeti sepolti lì".
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