L'esperienza del lockdown è stata la scintilla che ha portato la giovane anglo-australiana Emilia Hart a scrivere il suo primo romanzo, Weyward, che non parla comunque di Covid ma di tre donne vissute in epoche diverse, dal 1619 al 2019, che hanno un potere segreto legato alla natura. Un esordio originale e di successo, pubblicato da Fazi editore nella traduzione di Emilia Budetta, sulla forza della solidarietà femminile in un mondo dominato dagli uomini.
"I personaggi sono nati durante il lockdown che ho trascorso in Cumbria, la regione del nord ovest d'Inghilterra dove è ambientato il romanzo. La Cumbria è famosa per la natura selvaggia. Vicino a questa regione si era svolto il processo alle streghe di Pendle nel 1612 che aveva portato 8 donne a essere giustiziate" racconta all'ANSA Emilia Hart al suo arrivo a Pordenonelegge. "Inoltre durante il Covid c'è stato un aumento dei casi di violenze domestiche. Ho sentito una sorta di eco di questa misoginia che era partita dalle streghe ed era arrivata fino al giorno d'oggi. Mi sono immaginata Kate, una donna dei giorni nostri che fugge da una relazione pericolosa e si rifugia in Cumbria, in un cottage che aveva ereditato da una prozia, Violet, che le ha lasciato anche un dono speciale e così è nato il secondo personaggio. Il terzo è Altha, accusata di stregoneria nel 1619" racconta.
Sono le tre donne della dinastia Weyword che attraversano cinque secoli e sono unite, nonostante la distanza temporale, dalla loro indomabilità.
"Il loro dono è un'affinità particolare con il mondo naturale.
C'è un parallelo tra la natura selvaggia che non è mai stata compresa fino in fondo e il corpo femminile che tanti uomini vedono ancora come una sorta di minaccia" dice la scrittrice che è nata a Sidney dove ha vissuto fino a 24 anni e poi si è trasferita a Londra, dove oggi vive e dove ha lavorato come avvocato, professione che ha abbandonato dopo il successo di Weyward.
"È difficile crescere, essere una giovane donna. Quando sei piccola vivi in una sorta di bolla, poi cominci a pensare che ormai il femminismo ha fatto il suo corso, che non ne abbiamo più bisogno. Man mano che cresci ti vedi circondata da abusi da parte degli uomini, dall'aumento della violenza domestica, da discriminazioni e stupri che non sfociano in un equo processo ed è molto sconfortante. Sono giunta alla conclusione che dobbiamo assolutamente proseguire con il femminismo. Ne abbiamo ancora bisogno. Ho scritto questo romanzo proprio pensando a questo" sottolinea Hart.
Le protagoniste di Weyward sono un incrocio tra realtà e invenzione. "Per Alpha accusata di stregoneria, che vive nel 1619, mi sono ispirata alle ricerche che avevo fatto sul processo di Pendle. Violet è il frutto di tanti personaggi, anche dei romanzi, n particolare Jo March di Piccole donne, mi è sempre piaciuta questa ragazza maschiaccio, ribelle. Anche mia sorella e mia madre sono entrate con qualche elemento.
In Kate ci sono io ma è una miscela complicata di altre persone" spiega.
Ex avvocato con la passione fin da piccola per la scrittura, la Hart ha scritto racconti prima di questo libro e ha sempre voluto fare la romanziera. "Avevo fatto vari tentativi di scrittura di un romanzo, tutti andati a vuoto. Probabilmente perché ero in attesa dell'idea giusta ed è arrivata" . Ora sta scrivendo il secondo con personaggi diversi, ambientato in Australia. "Attinge alla mitologia irlandese e racconta di una traversata per mare dei detenuti che dalle isole britanniche venivano trasportati, all'inizio dell'800, in Australia. Ci saranno molte donne, la loro vita sulla nave. Ritorneranno anche i temi di Weyword come quello della resilienza femminile e della sorellanza, dei rapporti stretti fra donne" afferma.
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