Si intitola 'Le lacrime della
Duse. Ritratto di un artista da vecchio' (Edizioni Falsopiano),
il libro di Glauco Mauri che sarà presentato al Teatro della
Pergola di Firenze l'11 marzo, alle 18:30.
Nel volume Mauri, classe 1930, racconta la sua vita,
attraverso pagine ricche degli aneddoti e dei ricordi della sua
lunga e fortunata carriera, che sono anche gli aneddoti e i
ricordi dell'intera storia teatrale italiana. Il libro, spiega
una nota, è dedicato a Roberto Sturno, scomparso di recente,
insostituibile compagno di lavoro per oltre quarant'anni di
Mauri. "Vorrei fosse chiaro che non mi servo della vita - scrive
Glauco Mauri, Premio Chiave d'oro del Primo Camerino del Teatro
della Pergola e Medaglia d'onore degli Accademici immobili - per
parlare di me, ma uso me stesso per parlare della vita. Ho più
di 90 anni e ho sempre cercato di stare con le antenne della
mente e del cuore ben vibranti, per tentare di comprendere
qualcosa della grande avventura del vivere". "A quindici anni -
ricorda Mauri - sono salito, per la prima volta, sopra un
palcoscenico, poi per 72 ho dedicato la mia vita al teatro. Luci
e ombre, successi e fallimenti, e devo confessare che i secondi
mi sono stati più utili".
Nato a Pesaro, con l'adolescenza vissuta durante la guerra
con la sola mamma e i due fratelli di molto più grandi al
fronte, per Mauri l'amore per il teatro è nato prestissimo e,
ancora ragazzino, spettatore assiduo degli spettacoli lirici al
Teatro Rossini. Poi l'ammissione all'Accademia d'Arte Drammatica
"Silvio D'Amico" di Roma e il primo grande successo da
professionista, a soli 23 anni, nel ruolo di Smerdjakov ne I
fratelli Karamazov nella compagnia Lilla Brignone e Gianni
Santuccio, diretto da André Barsacq. Nel volume anche il
racconto delle tournée sudamericane con Memo Benassi nei primi
anni Cinquanta, alla quale è legato il ricordo che ha dato il
titolo al libro. E poi, la nascita della Compagnia Mauri Sturno,
quando decise di percorrere una strada propria e autonoma
affiancato da Roberto Sturno. Compagnia che in quarantadue anni
di attività ha affrontato i testi sommi della storia del teatro
con una propria sigla interpretativa.
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