Partecipare alla campagna di Etiopia
da giovane ufficiale medico, convinto della missione fascista,
per poi scontrarsi con la dura realtà e le brutalità della
guerra. E' quanto riportato nei diari di Carmelo Sirianni in 'VI
Battaglione Libico - Diario della campagna di Etiopia
(1936-1937)' a cura di Olindo De Napoli (Viella editore - 29
euro, pp. 356).
Nato in Calabria nel 1906, Sirianni compie gli studi
universitari a Napoli e partecipa da ragazzo alle formazioni
giovanili nazionaliste. Intraprende la carriera militare come
ufficiale medico e, all'inizio del 1936, parte per la campagna
di Etiopia al seguito di un battaglione di ascari libici.
L'iniziale entusiasmo per la missione che il fascismo ha
indicato agli italiani si scontra presto con le mostruosità
della guerra, al punto di indurre il giovane medico a lasciare
la divisa alla fine del conflitto mondiale.
Il diario che Sirianni tiene per quasi due anni è un racconto
vivido di quella esperienza. Pur trovandosi nelle retrovie a
curare i feriti, documenta minuziosamente - anche con fotografie
- le violenze, l'uso dei gas, la disorganizzazione
dell'esercito, la dura quotidianità della vita militare,
esemplificata dall'assillo per i pidocchi.
Sferzante è la critica al cinismo dei comandi: i tanti
ritratti di opportunisti e mediocri che si affollano negli alti
gradi sembrano fare da controcanto alla celebrazione degli
ideali nazionalisti. Amarezze e orrori della guerra porteranno
Sirianni ad abbandonare la divisa alla fine della guerra e a
specializzarsi in ostetricia e ginecologia a Bologna. Ritornato
in Calabria, eserciterà per lunghi anni la professione di medico
a Catanzaro, dove è morto nel 2002.
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