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Mikkelsen, eroico capitano per La terra promessa

Mikkelsen, eroico capitano per La terra promessa

Ambizione, epica e vendetta nel film in sala dal 14 marzo

ROMA, 14 marzo 2024, 18:50

Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Ambizione, epica e vendetta, la grammatica del melodramma è tutta nel film La terra promessa di Nikolaj Arcel, in sala dal 14 marzo con Movies Inspired, che ci porta a metà '700, quando il re danese Frederik V mostra il folle desiderio di veder coltivata la brughiera selvaggia dello Jutland in modo che possa generare nuove tasse per la cassa reale.     Nessuno, però, osa eseguire il decreto reale perché la brughiera è un luogo desolato e pericoloso, popolato solo da nomadi e banditi. A questo punto entra in scena Ludvig von Kahler (Mads Mikkelsen), ex capitano dell'esercito danese, che decide di tentare l'impresa. E questo anche per un buon motivo: ricevere un titolo nobiliare lui che è un 'bastardo' (Bastarden è il titolo originale di questo film), ovvero figlio di un nobile e una serva.     Nel film, tratto dal romanzo del 2020 Kaptajnen og Ann Barbara di Ida Jessen, Ludvig, oltre ad avere contro l'ostilità della brughiera dovrà vedersela non solo con un perfido proprietario terriero (Simon Bennebjerg), che gli metterà in tutti i modi i bastoni tra le ruote, ma anche con la mentalità dell'epoca per il fatto che ha accolto nella sua fattoria una ragazzina di colore considerata allora foriera di sventure.     Dalla sua l'ex capitano ha, oltre un'ostinazione esagerata, anche la vicinanza di una ex cameriera con la quale farà famiglia.     "É vero - ha spiegato Mikkelsen a Venezia dove il film era in concorso l'anno scorso - il mio personaggio è pronto a fare qualsiasi cosa per ottenere un obiettivo, è un uomo straordinario, ma non posso dire mi somigli. Se, ad esempio, interpreto Einstein, più che imparare qualcosa da questo personaggio cerco di portare qualcosa di mio. Questo è il compito dell'attore".     Ha sottolineato invece Nikolaj Arcel: "L'esperienza di padre ha cambiato il mio punto di vista sulle cose. È banale, ma è così. Da allora, ho iniziato a vedere i miei film passati e il modo in cui li avevo realizzati sotto una nuova luce. Pur rimanendo fiero del mio lavoro (o almeno della maggior parte), mi sono accorto che rifletteva il punto di vista di un uomo che aveva come unico scopo raccontare storie, ma niente di più. La terra promessa - continua il regista - nasce da questa presa di coscienza esistenziale ed è, fino ad oggi, il mio film più personale".     E ancora Arcel: "Con l'aiuto del geniale romanzo di Ida Jessen, il mio sceneggiatore Anders Thomas Jensen e io volevamo raccontare una grande storia epica su come le nostre ambizioni e i nostri desideri tendano inevitabilmente a fallire se sono l'unica cosa che abbiamo. La vita è caos; è dolorosa e terribile, ma allo stesso tempo magnifica e straordinaria e noi ci ritroviamo spesso impotenti quando cerchiamo di controllarla.     Come dice il proverbio: 'L'uomo propone e Dio dispone'."

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