Il piccolo Giuseppe Di Matteo,
sequestrato a 12 anni il 23 novembre 1993, 779 giorni in mano ai
rapitori su ordine di Giovanni Brusca, ridotto ad una larva e
poi strangolato e sciolto nell'acido l'11 gennaio 1996, "è una
ferita aperta". Una ferita che Fabio Grassadonia e Antonio
Piazza, palermitani, hanno voluto curare con un film, bello ed
emozionante, che al Festival di Cannes ha aperto la Semaine de
la Critique ed in contemporanea è in sala con Bim: Sicilian
Ghost Story.
"La mafia è diventata un genere e se ne abusa nelle tante,
troppe fiction che provocano appiattimento nelle storie, le fa
diventare tutte uguali, interscambiabili, le annacqua con
racconti drammaturgicamente poveri. Delle vittime di mafia non
si parla abbastanza, oppure ti capita di trovare chiuso il
bunker di Brusca diventato il Giardino della Memoria dedicato al
piccolo Di Matteo persino nel giorno del ventennale del suo
assassinio. Ecco, volevamo strappare questo bambino innocente
alla dimenticanza".
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