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Oscar, Russia candida Leviathan

Oscar, Russia candida Leviathan

In patria censurato per suo linguaggio osceno, vietato da legge

MOSCA, 01 ottobre 2014, 14:28

Redazione ANSA

ANSACheck

OSCAR: RUSSIA CANDIDA LEVIATHAN, MA IN PATRIA E ' CENSURATO © ANSA/EPA

OSCAR: RUSSIA CANDIDA LEVIATHAN, MA IN PATRIA E ' CENSURATO © ANSA/EPA
OSCAR: RUSSIA CANDIDA LEVIATHAN, MA IN PATRIA E ' CENSURATO © ANSA/EPA

   (ANSA) - MOSCA -  Paradossi della Russia di Putin: il Paese ha candidato all'Oscar come miglior film straniero ''Leviathan'' del regista Andrei Zviagintsev, premiato anche per la miglior sceneggiatura all'ultimo festival di Cannes ma proibito in patria per il linguaggio osceno, vietato da una recente legge nelle opere teatrali e cinematografiche, nonche' nei concerti. La decisione e' stata presa a maggioranza dal comitato russo per gli Oscar. La pellicola ha ottenuto il permesso di essere proiettata solo dopo il riconoscimento di Cannes, ma in poche sale, e con la prescrizione di ''purgare'' le parti scurrili. Quando uscira' in tutto il Paese, nei prossimi mesi, il film sara' visto dai russi in una versione rilavorata, quindi non originale. L'opera denuncia il ruolo corrotto e arrogante di uno Stato onnipotente nella Russia di oggi. E' la storia di Kolia, che vive una vita tranquilla in una piccola cittadina sul mare di Barents finche' un sindaco non sceglie la sua casa e il suo terreno per un progetto immobiliare. Ma lui si difendera' con le unghie in tribunale, sollevando le ire delle autorita'. ''Un film talentuoso ma che non mi e' piaciuto'', e' il commento del ministro della cultura Vladimir Medinski, secondo quanto riferito il regista. Nei giorni scorsi Andrei Konchalovski, il regista russo Leone d'argento all'ultima Mostra di Venezia con ''Le notti bianche di un postino'', aveva chiesto di non presentare il suo film come candidato russo al Premio Oscar per il miglior film straniero. Il cineasta, fratello di Nikita Mikhalkov, aveva spiegato le sue ragioni in una lettera aperta al presidente della commissione russa per il premio Oscar, Vladimir Menshov, che vinse la statuetta nel 1981 per ''Mosca non crede alla lacrime''. Il primo motivo si richiama alla coerenza, avendo lui piu' volte criticato l' ''Hollywoodizzazione'' del mercato cinematografico russo e denunciato l'influenza negativa del cinema commerciale americano sulla formazione dei gusti e delle preferenze degli spettatori russi. Il secondo e' che ritiene ''assurda'' la categoria dell'Oscar per il miglior film straniero, definendola ''una segregazione del cinema mondiale dal mondo anglofono (Usa, Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda), il che a mio giudizio rappresenta l'idea gia' superata del dominio culturale dell'Occidente

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