Una mostra per raccontare uno dei
riti più antichi e affascinanti dell'ebraismo: il matrimonio.
'Mazal Tov! Il matrimonio ebraico', curata da Sharon Reichel e
Amedeo Spagnoletto e allestita dall'architetto Giulia Gallerani,
verrà inaugurata al Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e
della Shoah di Ferrara-Meis il 4 giugno e sarà aperta fino al 5
settembre. "Dopo mesi di chiusura forzata a causa dell'emergenza
sanitaria - spiega Dario Disegni, presidente del Meis - abbiamo
deciso di inaugurare la riapertura con una mostra gioiosa, un
vero e proprio 'invito a nozze'. Il matrimonio è una pietra
miliare per l'ebraismo, simboleggia la continuità dei riti e
delle tradizioni ed è contrassegnato da una cerimonia vitale e
ricca di significati".
Il matrimonio ebraico "si nutre di precetti e riti del
passato, è l'emblema della continuità, affonda le sue radici
nella Bibbia, eppure convive con un presente vibrante, dialoga
con la cultura nella quale è immerso, segna la nascita di una
nuova famiglia". 'Mazal Tov!' racconta questo equilibrio tra
antico e moderno, accostando preziosi documenti ad opere di arte
contemporanea. Al centro ci sono decine di storie, frammenti di
discorsi amorosi lunghi secoli e fissati per sempre attraverso
oggetti, atti, scatti. Verranno esposte le preziose Ketubbot del
'600 e del '700 custodite dalle Gallerie Estensi di Modena, il
teatrino dell'artista genovese Emanuele Luzzati proveniente dal
Museo Ebraico di Bologna e il filmato di un matrimonio
contemporaneo. L'esposizione prosegue con una riflessione sul
riconoscimento del matrimonio ebraico da parte dello Stato
Italiano e il racconto - attraverso cimeli di famiglia - delle
tradizioni che con il tempo hanno caratterizzato le nozze: la
dote, i regali per lo sposo e per la sposa (che possono variare
da una edizione completa del Talmud ad un orologio griffato) e
la produzione di componimenti d'occasione. Ad arricchire la
mostra anche opere di arte contemporanea di Sigalit Landau e
Florah Deborah.
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