Sono stati presentati questa
mattina, nel corso di una conferenza internazionale online
organizzata dall'Università del Salento, i recenti risultati
delle indagini della missione a Shahr-i Sokhta, l'eldorado
archeologico che sorge nella provincia dell'Iran orientale
Sistan-va-Baluchistan iscritto nella lista World Heritage
dell'UNESCO, considerato la "Pompei d'Oriente".
I risultati delle ricerche nel sito a cui dal 2018 partecipa
anche il Dipartimento dei beni culturali dell'Ateno salentino,
sono stati raccolti nel volume "Scavi e ricerche a Shahr-i
Sokhta". I dati raccolti cambierebbero la cronologia del centro
di Shahr-i Sokhta, restituendogli una nuova sequenza
stratigrafica e cronologica che 'alza' la vita dell'abitato di
circa 3/4 secoli. Significative evidenze fanno pensare che il
sito si comportasse come un centro dalla struttura eterarchica:
gruppi clanici di origini tribali dissimili convissero in uno
stato di equilibrio sociale in cui gli aspetti gerarchici furono
destinati solo all'interno di ogni singolo gruppo, in un regime
di equilibrio economico dettato verosimilmente dalla prosperità
che il centro dovette avere durante la prima metà del III
millennio a.C.
Sono state rinvenute centinaia di proto-tavolette in
argilla, usate per la registrazione contabile all'interno di
singoli edifici, testimonianza di forme di contabilità
amministrativa di matrice famigliare, destinate al calcolo e
alla gestione del surplus economico prodotto.
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