Un oggetto artistico è fatto per
essere riprodotto, consumato, ma soprattutto amato. E Pop Art
per Andy Warhol voleva dire "amare le cose". S'inaugura oggi 18
ottobre (apertura al pubblico domani, fino al 7 gennaio ) al
Palazzo Sant'Elia di Palermo, Andy Warhol - l'arte di essere
famosi, ampia selezione di opere provenienti dalla Rosini Gutman
Collection di Riccione. Sono oltre 150 pezzi tra multipli, pezzi
unici e oggetti realizzati negli anni più importanti: dal 1957
al 1987. La raccolta rispecchia una particolare visione
dell'opera dell'artista, presentando celebri lavori come le
Campbell's Soup Can, Fiori, Marilyn, Mick Jagger, Liza Minnelli,
Joseph Beuys, accanto ad altri meno conosciuti al grande
pubblico, che rappresentano la parte più intima e personale
della sua ricerca, vicina per sensibilità alla matrice europea.
Più di altri esponenti della Pop Art, Warhol riveste un ruolo
chiave nel delineare gli oggetti- feticcio che racchiudono la
vita e la morte della società occidentale del secondo 900. Per
farlo si serve della ripetizione seriale dell'oggetto. Per lui
la tecnica serigrafica non è solo un mezzo formale, ma il solo
modo di espressione artistica. Con lui l'arte muore e risuscita
in un continuo potenziamento dell'accessibilità estetica
dell'immagine. Il quotidiano diviene così l'unica folgorante
verità. Ed è la verità sottesa dalle immagini della civiltà dei
consumi che ci assediano e si proiettano su di noi e in cui noi
ci specchiamo alla ricerca di un'identità perduta.
Negli ultimi anni la Andy Warhol Collection è stata esposta
in numerose città in Italia e all'estero, come in Andorra,
Germania, Principato di Monaco, San Marino, Spagna, Svizzera e
Taiwan.
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