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Vent'anni dopo La meglio gioventù che ha fatto la storia

Vent'anni dopo La meglio gioventù che ha fatto la storia

grande affresco corale del regista Marco Tullio Giordana

ROMA, 01 dicembre 2023, 19:58

Giorgio Gosetti

ANSACheck

TV: I 'DUE SOLDATI ' DI TULLIO GIORDANA - RIPRODUZIONE RISERVATA

TV: I  'DUE SOLDATI ' DI TULLIO GIORDANA - RIPRODUZIONE RISERVATA
TV: I 'DUE SOLDATI ' DI TULLIO GIORDANA - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ci vogliono i numeri, i nomi, le storie per dare giusto risalto a un compleanno speciale, i vent'anni di quel grande affresco corale che nel 2003 il regista Marco Tullio Giordana regalò all'Italia e alla sua memoria con LA MEGLIO GIOVENTU', un film che ha fatto storia.
    I numeri della critica internazionale sono più di una sentenza: per la bibbia dei cinefili, il sito Rotten Tomatoes, la valutazione oscilla tra il 94 e il 98 per cento di consensi, ma medie simili si registrano su Internet Movie Data Base e Metacritic che lo promosse a miglior film nel 2005 quando uscì nei cinema americani. Da noi le cose andarono altrettanto bene con 6 David di Donatello su 11 candidature, 7 Nastri d'Argento e 3 Globi d'oro. Al festival di Cannes vinse il primo premio nella sua categoria, "Un certain regard", diventando subito un titolo comprato in oltre 30 paesi. Uscito nelle sale italiane il 22 giugno 2003 in due parti distinte di tre ore ciascuna, divenne un autentico "caso" per la distribuzione con file epocali davanti ai cinema e quando approdò su Raiuno, in quattro puntate prima di Natale, registrò fino a sette milioni di spettatori, guadagnandosi poi una prima serata in replica (su Raitre) tre anni dopo.
    Se guardiamo al cast possiamo dire che il titolo pasoliniano "La meglio gioventù" (viene dalla sua raccolta poetica del 1954) fu assolutamente profetico. Su quel set si incrociarono i destini di una nuova generazione di interpreti destinati a entrare nel cuore del pubblico: Luigi Lo Cascio, Jasmine Trinca, Alessio Boni, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Maya Sansa, Claudio Gioè, Valentina Carnelutti, Riccardo Scamarcio, Lidia Vitale: sono tutti ancora lì e tutti sono rimasti legati profondamente da quell'esperienza tanto che domenica 3 dicembre si ritroveranno al cinema Troisi a Roma per una spettacolare maratona che riporta il film (nella versione in due parti) sul grande schermo. Con loro, oltre al regista, ci saranno il produttore Barbagallo, gli sceneggiatori Rulli e Petraglia, il direttore della fotografia Roberto Forza, il montatore Roberto Missiroli e il truccatore Enrico Iacoponi.
    Si tratta insomma di un film-evento che anche a distanza di 20 anni mantiene immutata la sua presa emotiva e artistica: il segreto sta nell'aver travasato - attraverso i destini incrociati di due fratelli, dei loro amici, delle loro storie d'amore e di una costellazione di altri personaggi - la storia dell'Italia dal 1966, nei giorni dell'alluvione di Firenze, agli anni 2000, passando per il Maggio '68, la legge Basaglia, gli anni di piombo, quelli del riflusso, la fine della prima Repubblica e la riscoperta dei sentimenti.
    Narra la leggenda, per la verità confermata a più riprese da protagonisti e testimoni, che il progetto originale era destinato unicamente alla serialità televisiva e che la sua messa in onda rimanesse incerta fino a quando, grazie a una proiezione clandestina, non finì sotto gli occhi del presidente del Festival di Cannes, Gilles Jacob. D'intesa con delegato artistico Thierry Fremaux, decise di invitare "La meglio gioventù" sulla Croisette, registrando un primato: il primo serial portato agli onori del cinema da festival. Non era tanto la lunghezza (360 minuti densi di vicende italiane spesso poco note alla platea internazionale), quanto l'eccezionalità della scelta che calamitò l'attenzione della critica e degli addetti ai lavori, fino a trasformarlo nell'autentica scoperta di quell'edizione a Cannes. La decisione di Rai Cinema e 01 Distribuzione di affrontare la sala nella stagione estiva fu la diretta conseguenza, premiata da un entusiasmo popolare quasi senza precedenti. In quell'estate 2003 non si parlava d'altro al bar, sui mezzi pubblici, nei salotti intellettuali: tutti avevano visto o volevano vedere "La meglio gioventù" come era accaduto per "La vita è bella", come sarebbe accaduto poche altre volte ("Gomorra", "La grande bellezza", adesso "C'è ancora domani").
    Cosa fa, rivisto oggi, la forza e la modernità di "La meglio gioventù"? Innanzitutto una struttura narrativa di ferro che non cede ai modelli classici della fiction, ma costruisce la storia di Nicola e Matteo (i due fratelli) attraverso un intreccio di vicende private che trovano sempre un rispecchiamento sociale e civile secondo i dettami del nostro miglior cinema. Subito dopo la capacità di fare memoria del Paese che cambia senza indulgere all'aneddoto o alla tentazione di riproporre un "bignami" di fatti cruciali e svolte epocali. Infine la cura con cui volti, personalità, situazioni e sentimenti vengono tratteggiati e proiettati sulla tela di una più grande Storia collettiva. Tutto ciò però sarebbe rimasto allo stato di progetto senza la sensibilità di un regista come Marco Tullio Giordana e dei suoi "complici" Rulli&Petraglia (gli stessi de "La Piovra"), la solidarietà di Nanni Moretti (fu lui a segnalare il film ai francesi), una produzione capace di farci ritrovare un'Italia in costante mutamento (dagli ambienti ai costumi) e una fantastica pattuglia di attori, molti dei quali ai primi passi da protagonisti. C'è molto di loro, delle loro idee, della loro dimensione etica, oltre che professionale, nell'empatia che proviamo vedendoli parlare ed agire sullo schermo: riflettono ciò che eravamo e - adesso - ciò che siamo diventati. (ansa).
   
   

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